conversazione.jpgI blog sono conversazioni. Non sono certo il primo a dirlo, ma ne sono quanto mai convinto. Il mio post di ieri ha sviluppato una interessante discussione, qui ed in altri blog, della quale mi sembra corretto tirare le fila.

Personalmente, ritengo che la visione che si avvicina di più alla mia sia quella di Gaspar, quando dice (cito le testuali parole):

A me pare che bloggare per denaro assomigli troppo a telefonare per denaro: troppo deprimente per i miei gusti 🙂

Questo perché il mio blog cerca di essere una conversazione “senza fini di lucro”; ma capisco che ci sono molti altri tipi diversi di blog, e quindi non mi sorprendo e non mi scandalizzo di trovare la pubblicità in blog “di servizio”.

Vivo però questa pubblicità come qualcosa che diminuisce la qualità generale del blog, in quanto vuole obbligarmi ad avere attenzione ad elementi estranei e non conversativi (la pubblicità) di cui, diciamocelo, non sento nessun bisogno (per favore, non venite a dire “io amo e clicco tutta la pubblicità dei miei siti preferiti, che non ci credo neanche…)”

Anche Davide, e Titti mi sembrano sostanzialmente della stessa idea: Alberto sviluppa una interessante teoria sulla proporzionalità inversa tra quantità degli annunci e qualità dei contenuti, mentre Luca fa dell’assenza di pubblicità una scelta ideologica.

Molti altri affermano di non vedere nulla di male nel fatto che un blog ospiti annunci pubblicitari; tra questi Doxaliber e Riccardo. Visione che condivido (come condivido quasi tutte le considerazioni che fa nel suo blog Pierluca in proposito).

Nella discussione è intervenuto anche Robin con una lunga ed articolata risposta nella quale sostiene – in sostanza – che gli ads di google arricchiscono il blog consentendo al navigatore di avere indicazioni utili su link di qualità. Su questo, anche Mario sembra d’accordo (?!?).

Ora, al di là del fatto che mi chiedo come mai Robin consideri “link di qualità” – in un articolo dove si parla di Richard Stalmann – la pubblicità di case in affitto (ieri Richard suggeriva ai suoi lettori un sito sui Tarocchi!), penso che in questo discorso si corra il rischio di affastellare due diversi livelli di discussione:

  1. la liceità o meno della pubblicità su un blog;
  2. le modalità con le quali tale pubblicità vi venga eventualmente inserita;

Ora, sul primo punto penso che quasi nessuno abbia da dire. Nel mio – come ho detto – non la metterei, ma non vi vedo nulla di male nel fatto che qualcuno la metta. Io non la metto perchè se è vero che i blog sono conversazioni, non mi va di interromperle con la pubblicità. E per altri motivi che sarebbe lungo dettagliare. Ma condivido appieno la visione di chi la mette agendo correttamente.

E questo mi porta al secondo punto, quello sulle modalità. Ho l’impressione, infatti, che molti facciano una grande confusione tra informazione ed informazione pubblicitaria, passando dall’una all’altra con inquetante disinvoltura. E questo appare evidente quando leggo che passare da un link all’altro è proprio della natura dei blog, e che anzi li arricchisce. Certo! è verissimo, proprio perchè i blog sono conversazioni! Ma sarà un po’ diverso navigare da un link che suggerisce l’autore da uno che suggerisce google (suggerimento che – poco o tanto – frutta all’autore), no?

a tal proposito, Titti afferma:

“Di un blog dotato di inserzioni (pubbliche ed accessibili a chiunque) non si può essere responsabili per il solo fatto di possederne login e password”

E proprio per questo, come afferma Riccardo,

“se un lettore si intrattiene sul nostro blog deve comunque poter distinguere i contenuti dagli annunci pubblicitari, senza che questi ultimi lo inducano a cliccare in modo ingannevole.”

In altri termini, stante il fatto che inserire pubblicità in un blog (come in un portale, un sito, una rivista on-line, ecc…) non è di per sè sbagliato, esistono a mio giudizio quattro situazioni possibili determinate da due variabili: correttezza e invasività.

  • la correttezza esprime il fatto che l’utente si accorga o meno di trovarsi di fronte a della pubblicità. Secondo me è un valore assoluto. Si deve essere corretti con i propri utenti;
  • l’invasività esprime il fatto che la pubblicità dia fastidio nella navigazione o nella fruizione dei contenuti. Secondo me non è un valore assoluto. Si può scegliere se essere invasivi o meno;

Vediamo le quattro situazioni:

  1. Pubblicità corretta e non invasiva: è il caso dei vecchi (e poco efficaci) banner, o dei link sponsorizzati presenti sulla barra destra di google ed in molti altri siti o blog;
  2. Pubblicità corretta e invasiva: è il caso delle mille “trovate” per aumentare il click through dei banner o di altri strumenti (fate un giro su Repubblica.it!). Sono una rottura di scatole, ma è chiaro che si tratta di pubblicità;
  3. Pubblicità scorretta e non invasiva: esiste? …bhè… qui ci stanno bene gli advertorial… e certi redazionali…
  4. Pubblicità scorretta e invasiva: è quella che si mescola con i contenuti. Siano di un sito, di un blog o di una trasmissione televisiva (a proposito di Product Placement). Tanto più scorretta quanto più l’utente non si rende conto di trovarsi di fronte ad un messaggio pubblicitario.

E, rispetto a quanti hanno detto che tutto sommato chi gira per blog ha un livello di competenza sufficiente per rendersi conto del fatto che si tratta di pubblicità, bhè:

  • credo che tendano a sopravvalutare fortemente il livello di competenze medio dell’utente internet italico;
  • credo inoltre che il fatto che io tenga le tasche chiuse non renda meno ladro il ladro che prova a scipparmi (ok, il paragone è forte, ma è tanto per rendere l’idea…).

Che ne dite?

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