peg.jpgUn paio di mesi fa nell’Università dove insegno ho moderato una conferenza alla quale ha partecipato il responsabile del personale di Procter & Gambe. Una persona dall’entusiasmo contagioso, che ha motivato i ragazzi presenti in sala trasmettendo una passione viva per il suo lavoro. Che consiste, peraltro, anche nell’andare in giro per le Università d’Italia a “raccontare” la sua azienda, con l’obiettivo di “catturare” i migliori talenti.

Un paio di settimane fa una mia tesista (brillante, ottima media, grande motivazione) impegnata su una tesi avente come argomento l’e-recruiting, mi ha chiesto qualche riferimento di figure aziendali da intervistare per la sua tesi. Le ho dato – tra gli altri – la mail ed il numero dell’ufficio (il fisso, beninteso, quello che danno anche al centralino, per intenderci), della persona che in P&G si occupa dell’argomento.

Inutile dire che la persona in questione si è negata alle mail ed alle telefonate della mia studentessa. Sin qui tutto normale, capita spesso che i responsabili delle aziende ignorino le richieste di studenti e laureandi. Ma questa è l’e-mail che ho ricevuto, e rispetto alla quale sono rimasto realmente perplesso (giuro, in tanti anni di insegnamento non mi era mai capitato!):

Gent.mo Prof. Epifani,

vede sotto l’e-mail che ho ricevuto da una sua studentessa. Posso capire come mai le ha dato il mio recapito diretto senza preventivamente avvisarmi?

Grazie

Xxxx Yyyy

Ora mi chiedo: quale delle due facce è quella della vera P&G?

Ma soprattutto: quanto dell’appassionato lavoro di ricerca dei talenti del responsabile del personale è inficiato dall’operato della sua collega?

Meditate talenti… meditate…

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