Diego (questa volta non il suo Zoro) con l’acume che lo contraddistingue ha centrato il problema riguardo al Barcamp di Matera.
Ne abbiamo parlato molto anche di ritorno verso Roma, ma l’argomento si è poi diluito nei post (nel mio in particolare, mea culpa), nella voglia di ricordare una bella giornata.
Il BarCamp di Matera è stato diverso da tutti gli altri.
Lo è stato perchè – a differenza di tutti gli altri – è stato un BarCamp politico.
E questo non perchè a Matera vi siano le elezioni e vi partecipino una torva di candidati. Non è certo quella la politica alla quale mi riferisco, la politica strillata dai cartelloni elettorali. Mi riferisco alla politica vera, quella bella, quella che abbiamo quasi tutti dimenticato. Mi riferisco a quella politica che scalda gli animi, che smuove le coscenze, che cambia le cose. Perchè è di quella politica – anzi, di quella Politica – che c’è bisogno a Matera come in tutto il Sud, ed in tutta Italia.
Perchè al primo BarCamp del Sud Italia, una volta tanto, non si è parlato soltanto di reti, di social network “da cazzeggio” (Svaroschi, mi perdonerà la citazione!) e di amenità techno-geek. Si è cercato di parlare di problemi concreti. Si è parlato di problemi veri. Si è parlato di problemi che cambiano la vita delle persone e che disegnano il territorio.
Si è cercato di capire come le reti ed i socialnetwork possano davvero impattare sul tessuto di una regione, di una zona, di un paese. E questo, vivaddio, è fare politica. Di quella vera. Di quella che non si fa più ma che forse è necessario – e possibile proprio grazie alle reti – ricominciare a fare. Pochi lo hanno capito davvero, e con la loro presenza hanno voluto portare una preziosissima testimonianza politica, anche rispetto a chi non c’era.
Perchè il ruolo di iniziative come il Barcamp di Matera va ben oltre il Barcamp di Matera. Perchè l’iniziativa nata a Matera e che si sta sviluppando qui è prima di tutto un’iniziativa politica. Perchè se andrà avanti il suo successo non si misurerà in funzione della validazione XML delle pagine che costituiranno l’aggregatore, ma dell’impatto politico che avrà sul territorio. Il successo si misurerà in funzione di quanto riuscirà a smuovere le coscienze, a far riflettere la gente, a cambiare le cose.
A Matera ho detto che per creare la Rete bisogna uscire dalla rete. Uscire dalla rete, è fare politica. Di quella buona.
technorati tags: barcampmatera, politica, digital divide, e-matera.net
Luca Sartoni
Almeno uno di coloro che non è venuto a Matera, era con voi con tutto il cuore. (anche con il ventricolo politico)
MFP
Dopo Nicola Mattina, ecco un altro “anarchico funzionante”… benvenuto nel club.
A tutti gli altri: resistance is futile, you’ll be assimilated…
Stefano Epifani
@Luca
la prossima volta, però, porta anche il resto del corpo! 🙂
Stefano Epifani
@Mfp
no no.. salvo il fatto che se son con Nicola sono in buona compagnia, non si tratta di anarchia, ma dell’esatto opposto!
MFP
E chi ha parlato di “anarchia”, io ho scritto “anarchia funzionante”… se avessi voluto parlare di “anarchia” avrei scritto “anarchia e basta”. Fate tutti così… vi irrigidite talmente tanto davanti alla parola “anarchia” che smettete di ragionare prima di arrivare a chiedervi perchè la si affianchi all’attributo “funzionante”. E così facendo scambiate l’anarchia funzionante con l’assenza di regole (che è “anarchia e basta”). La rete è anarchia funzionante, non anarchia.
Vai avanti sul tuo percorso… piano piano entrerete tutti in quell’ottica… deo gratia…
Stefano Epifani
@MFP
Caro MFP, conosco quello che dice Barlow, e continuo a dirti che si tratta di qualcosa di profondamente diverso.
In generale, comunque, diffido sempre dei punti di vista di coloro che si pongono in opposizione al mondo (“IO sostengo, VOI invece”) pensano che gli altri “smettano di ragionare”; che gli altri “non capiscano”, che si pongono in attesa che il mondo giunga agli alti risultati ai quali loro invece sono arrivati prima di tutti “gli altri”…
Le idee servono per confrontarsi, non per evangelizzare…
un saluto! 🙂
MFP
– E di cosa si tratta? Dici: “Si è cercato di capire come le reti ed i socialnetwork (1: cos’è un social network?) possano davvero impattare sul tessuto (2: cos’è il tessuto?) di una regione, di una zona, di un paese. E questo, vivaddio, è fare politica. Di quella vera. Di quella che non si fa più ma che forse è necessario – e possibile proprio grazie alle reti (3: e le reti come sono organizzate? Che forma hanno? Quale ordine sociale creano?) – ricominciare a fare.”
E’ inutile che te la prendi se ti faccio notare che ti ho parlato di “anarchia funzionante” e tu hai risposto dicendo che “non si tratta di anarchia, ma dell’esatto opposto”… cancellando una componente fondamentale (“funzionante”) di quel “quasi-ossimoro”. “Anarchia funzionante”, ripeto, non è:
1a stato di disordine politico e sociale causato dalla debolezza del governo o dalla sua assenza: lo stato è piombato nell’a.
1b estens., disordine, caos, assenza di disciplina e di regole: nella scuola regna la più completa a., basta con questa a.!
2 TS filos., dottrina politica e filosofica sviluppatasi nell’Ottocento, che propugna l’abolizione dello stato e di ogni potere costituito in nome della libertà e dell’autonomia individuale
(questa è “anarchia e basta”, per lo meno su demauroparavia.it)
– Non ho idea di chi abbia espresso per primo quelle idee; continuo tutt’oggi, dopo qualche anno di ricerca, a risalire a fatica il torrente nel tentativo di ritrovare quella completezza dell’informazione che si può avere solo avvicinandosi al punto temporale in cui l’evento (il parto dell’idea) “è stato” … non sono una brava trota… ma credo che questo sia totalmente irrilevante. Anzi, direi che chi si pone questo problema è proprio la fonte del problema… perchè chiedersi chi l’ha detto per primo implica il pensiero che l’idea abbia un proprietario!
Quando invece l’idea non può avere proprietari (ne è conferma il fatto che anche nel diritto la c.d. “proprietà intellettuale” non è un diritto di proprietà). In ogni caso, forse per deformazione professionale, al momento sono fermo ai primi hacker del MIT; certamente influenzati da H. Marcuse (Scuola di Francoforte) e tutto il pensiero di quell’epoca. Anche se forse quello che più di altri è riuscito a comunicare questa idea della rete senza essere schifato dall’elitè culturale bacchettona è stato Vinton Cerf in tempi più recenti… mentre in passato ho trovato tracce abbondanti in tutto l’illuminismo, riporto qui J.J. Rousseau: “Il primo che, avendo cintato un terreno, pensò di dire “questo è mio” e trovò delle persone abbastanza stupide da credergli fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie ed errori avrebbe risparmiato al genere umano chi, strappando i pioli o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: “Guardatevi dal dare ascolto a questo impostore! Se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno, siete perduti!” “.
Detto questo credo sia fondamentale far presente che l’anarchia funzionante è proprio l’unico elemento di convergenza di chiunque sta abbastanza a contatto con la rete in una qualsiasi delle sue manifestazioni (es: i blog, il file sharing, l’informal learning, le reti a maglia, i commons), e indipendentemente dall’estrazione sociale dell’individuo. Perchè se continuiamo così, prima che si finisca di sviscerare la democrazia deliberativa, la democrazia diretta (tutte affette da gravi forme di asimmetrie informative) e dio solo sa quali altre alternative a quella rappresentativa (impossibile da realizzare, cfr. Teorema dell’Impossibilità di Arrow, K. A. premio Nobel per l’economia)… beh… stai certo che saremo ripassati un’altra volta per il totalitarismo (siamo gia’ in dirittura d’arrivo) e non so tu, ma a me l’idea non piace neanche un po’. In definitiva, quando dico “benvenuto nel club”, prendilo come un complimento (perchè lo è!), e sappi che sono estremamente felice dal vederti parlare così. Non c’è evangelizzazione da parte mia… sto solo dando una spintarella per velocizzare il processo… ma state facendo tutto da soli (anche perchè spiattellare le cose in faccia in genere provoca rifiuto, come in questo caso; lo sanno bene gli psicologi… che capiscono dal primo giorno qual’è il tuo problema… ma non te lo possono dire e ti devono stare a sentire per mesi per far si che ci arrivi da solo).
(Traduco in termini da blogger: questo meme è stato lanciato 50 anni fa, i blogger oggi grazie alla capacità del mezzo di esaltare la serendipity, lo stanno diffondendo con un livello di magnitudine impressionante… per questo Urbani vi voleva mettere il bollino blu ministeriale e il Papa sta dando addosso al relativismo culturale).
Luca: che ci faccio io con 10 righe? Io mi scuso sia con te che con il padrone di casa… ma se scrivo solo 10 righe guarda che succede… “parola tromba di guerra” diceva S. Agostino.
Luca Sartoni
meglio evitare altre citazioni che comprendono la parola “tromba”…
MFP
Luca, però tu arrivaci a 10 righe… in che senso?
Keper
Ti vedo impegnato, ti vedo appassionato. Già a Genova mi avevi impressionato, stai diventando un riferimento per quel che riguarda la direzione che i blog mi piacerebbe prendessero.
Grazie.