Oggi pubblico la prima parte (di tre) del testo di un contributo che mi è stato richiesto dalla rivista I Due Mari, sul tema dei rapporti tra Sviluppo Sostenibile ed ICT.

Se la mia teoria è giusta non riceverà molti commenti, ma mi fa piacere condividere con voi i concetti in esso espressi, quindi… buona lettura!

ICT e Sviluppo Sostenibile: gli aspetti del problema
Ha ormai trent’anni la prima definizione condivisa del concetto di sviluppo sostenibile; risale al Rapporto Brundtland redatto nel 1987 e poi ripreso dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo dell’ONU. Parlando di quello sviluppo sostenibile “che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri il pensiero”, già nella seconda metà degli anni ottanta si pensava alle dinamiche dello sviluppo industriale, alla necessità di controllo delle emissioni, alla responsabilità delle generazioni attuali per quelle future insomma.

Ma il concetto si è radicalmente evoluto nel tempo, sino alla definizione data nel 2001 dall’Unesco, che ne ha decisamente ampliato l’ambito d’azione dichiarando che “la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura (…) la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale” (Art 1 and 3, Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, UNESCO, 2001).

In tal modo, l’approccio allo sviluppo sostenibile non riguarda più solo l’ambiente inteso come ecosistema naturale, ma un ben più complesso insieme di elementi di carattere diverso e – in qualche modo – multidisciplinare. In quest’ottica le relazioni tra il tema dello sviluppo sostenibile e quello della tecnologia in generale e l’Information & Communication Technology in particolare si sono via via sempre più infittite, sino a fare dell’I&CT un elemento portante della discussione attorno alle prospettive della materia. Discussione che va in due direzioni decisamente contrastanti. Da una parte, infatti, l’adozione dei sistemi di Information Technology rappresenta senz’altro una grande opportunità per favorire i processi di sviluppo sostenibile, dall’altra la stessa industria dell’ICT rappresenta una potenziale minaccia per l’ambiente e per l’ecosistema.
L’Information & Communication Technology ha impatti sempre più profondi sul mondo e sulla società civile, trasformandola e trasformando l’economia. Negli ultimi dieci anni il tema delle relazioni tra ICT, business e società è stato analizzato nei dettagli e da diversi punti di vista, ma troppo poco spazio è stato lasciato allo studio delle implicazioni che tali processi hanno sull’ambiente.

È immediato pensare al fatto che settori come i sistemi di trasformazione dell’energia o l’industria producano un grande impatto ambientale e come tali siano da tenere sotto controllo, ma è necessario rendersi conto di come le tecnologie dell’informazione possano avere pari rilevanza rispetto ai possibili impatti con l’ambiente, tanto in positivo quanto in negativo.
Da una parte, infatti, esse contribuiscono senz’altro ad aumentare l’efficienza dei sistemi di produzione e di distribuzione, incrementandone l’efficacia e facilitando così l’abbattimento dei consumi energetici. Ma dall’altra, per lo stesso motivo – essendo un fattore determinante per la crescita economica ed in tal modo favorendo la riduzione dei prezzi al consumo – si può ragionevolmente ipotizzare (United Nations University – Environment and Sustainable Development Programme) che l’I&CT stimoli un aumento dei consumi, con il risultato che questo non sia compensato dall’aumento di efficienza, ottenendo così, complessivamente, un impatto negativo in termini di sostenibilità ambientale. In poche parole, il rischio è che gli svantaggi portati dall’I&CT – in un bilancio complessivo – siano più dei vantaggi.
La scarsa attenzione a tale problematica è evidenziata dal fatto che attualmente non esistono studi che inquadrino complessivamente il problema fornendo una visione completa di tale tematica, essendo l’attività dei ricercatori concentrata in analisi parziali (ma non certo per questo meno complesse) di aspetti specifici del problema.
(Fine della prima parte)

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