Pubblico la terza parte della serie di tre del mio contributo per la rivista I due Mari sui rapporti tra sviluppo sostenibile ed ICT. Nei giorni scorsi ho pubblicato la prima e la seconda.

Buona lettura!

Cambia il modo di lavorare
Se l’aspetto meramente “fisico” dell’informatica, collegato al ciclo di vita ed ai processi di produzione dei PC, non può che rappresentare un punto critico per lo sviluppo sostenibile, è innegabile che l’Information & Communication Technology possa configurarsi come una grande risorsa ed un’importante opportunità. Anche in questo caso, però, le opportunità non vengono necessariamente dalle direzioni dalle quali sarebbe lecito aspettarsele. Diverse volte negli ultimi trent’anni Nicholas Negroponte ha preconizzato la fine della carta negli uffici, quando è ampliamente dimostrato come negli ultimi anni lo sviluppo dell’IT nelle aziende vada di pari passo con l’aumento dei consumi di carta: secondo alcune analisi oltre il 30% in più entro il 2010 (“Far e-waste, l’altra faccia della tecnologia” S. Apuzzo – 2003). Non è quindi in questa “fronda ecologista” che si devono cercare i vantaggi dell’introduzione dell’informatica e delle tecnologie nelle attività lavorative.
Né è da dare per scontato che i modelli di telelavoro ai quali tanto spesso si fa riferimento quando si parla di sviluppo sostenibile prendano positivamente piede su larga scala. I loro vantaggi sono stati più volte esposti, ma troppo spesso sono stati sottovalutati gli svantaggi che comportano (e.g. alla diminuzione dei consumi per i trasporti, corrisponde un aumento dei consumi per il riscaldamento delle abitazioni). E d’altro canto sono anni che se ne parla, ma ancora trovano scarsa applicazione diffusa.
I veri vantaggi dell’applicazione degli strumenti dell’I&CT vengono dall’ottimizzazione dei processi di produzione industriale, che permette di conseguire rilevanti risparmi energetici; che consente una gestione efficace delle scorte e diminuisce l’incidenza dei trasporti e dei costi di stoccaggio. In altri termini, grazie all’I&CT le aziende possono razionalizzare i processi di business raggiungendo il miglior rapporto tra efficienza ed efficacia. Attraverso l’ottimizzazione della loro supply chain possono garantire un abbattimento significativo degli sprechi ed un incremento rilevante del risparmio energetico.

Sviluppo sostenibile e società dell’informazione
Dal momento in cui il concetto di sviluppo sostenibile si è trasformato, passando da una impostazione iniziale orientata alla salvaguardia delle risorse per le generazioni future a quella attuale, che lo vede come uno strumento per consentire agli esseri umani di condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale, come recita la dichiarazione dell’Unesco, il ruolo dell’I&CT è divenuto centrale.
La società dell’informazione ha infatti un ruolo di primo piano nel favorire il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. Anche per questo motivo l’impegno internazionale è orientato verso la riduzione del fenomeno del divario digitale, il digital divide. Ridurre il Digital Divide e favorire lo sviluppo delle reti, infatti, contribuisce a migliorare la condizione economica e sociale delle popolazioni più povere. Attraverso l’uso delle tecnologie informatiche in generale, e delle reti in particolare, è possibile garantire ad una più vasta fascia di popolazione l’accesso ad informazioni rilevanti: informazioni sui propri diritti, sulle condizioni del proprio mercato, sulla propria realtà politica, sul sistema sanitario ed assistenziale.
La diffusione delle reti inoltre favorisce lo sviluppo di progetti di teledidattica e di formazione a distanza, portando i sistemi formativi anche nelle zone più remote.
Avere accesso alle reti, inoltre, vuol dire avere la possibilità di far sentire la propria voce. Non è un caso se molte delle battaglie sociali dei paesi in via di sviluppo si siano combattute proprio a partire dalla Rete. Non è un caso se i paesi governati da regimi totalitari stiano compiendo una sistematica azione di censura nei suoi confronti.

Essere in rete, infatti, vuol dire poter comunicare la propria condizione, esprimere la propria identità culturale di fronte al mondo, affermare i propri diritti e poter far pressione su coloro che detengono il potere decisionale. Essere in rete, in ultima analisi, è un passo verso l’esercizio dei propri diritti. È un passo verso la democrazia.

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