Con il mio ultimo post, nel quale prendevo spunto dalle disavventure di una studentessa per parlare della condizione dell’Università italiana, ho messo forse troppa carne al fuoco (concordo con Matteo: …troppi punti). Il ruolo dell’Univesità, la voglia di studiare, il Web 2.0, il ruolo degli intellettuali nella società contemporanea.
Tutti temi che mi piacerebbe approfondire. E per farlo, voglio iniziare da quello forse meno importante ma che però ha catalizzato l’ovvia attenzione di alcuni amici che hanno commentato il post: il Web 2.0 e il suo ruolo in tutta la faccenda. Prima di tutto una premessa: Roberto si chiede cosa avrei risposto io alla mia domanda (!). Lo ho fatto a più riprese, ma penso che la risposta migliore venga – guarda caso – proprio da un’altra sudentessa, che mi scrisse quasi un anno fa nei termini immediatamente riportati in questo post. (Peraltro, penso che a volte il nostro indulgere a dire che il Web2.0 non esista tout court, riveli un po’ di malcelato snobismo, e su questo la penso come Calogero e Markingegno).
Ma il punto non è questo. Mai mi sarei sognato di bocciare uno studente per una “definizione” errata e soprattutto mai lo avrei fatto per un’interpretazione di un fenomeno da me non condivisa, purchè ben argomentata. Quindi ben vengano i commenti di Massimo (Mantellini) Massimo (Moruzzi), Maurizio, Jhonnie, Paolo ed altri che affermano in toni vari che il Web 2.0 è una Buzzword. Ma tali commenti sono accettabili e condivisibili perchè provengono da persone che sanno di cosa si sta parlando! Fenomeno di marketing, di costume o moda che sia, sanno quale insieme di valori (o disvalori) evochi, cosa comporti, che impatti possa avere (o non avere). E ciò è ben diverso dall’ignorare completamente un fenomeno.
Se mi laureo in storia greca, una cosa è dire che Efesto non esiste, ben’altra cosa è dire che non lo si è mai sentito nominare!
Conclusione perfetta – a mio giudizio – quella di Marco, che si stupisce di come per alcuni l’ignoranza possa essere considerata una virtù.
technorati tags: Web 2.0, università
sì. concordo. ignorarlo del tutto è negativo. ma dal suo giustificarsi – sa, io adesso lavoro etc… – ho come l’impressione che la tipa non fosse così sveglia. prima di bocciarla, io le avrei detto: senta, ho un amico che vorrebbe comprare dei banner sulla homepage di Google Italia. Se vi metto in contatto, gli fa un buon prezzo?
Poi, ho come l’impressione che avresti avuto tutte le ragioni del mondo di tirarle dietro anche il libretto 😉
(risposta tipo: non so, devo chiedere al mio capo, io di solito compro solo su Alice e MSN…)
Credo che in linea di massima la diagnosi “ultima” sia condivisibile. Se proprio devo dare un colpo di coda di polemica mughiniana (se no che blogging e’? :-)), piuttosto ne faccio una questione di accuratezza terminologica. Premesso che “web 2.0” e’ un vero e proprio marchio volgarizzato, come il caffe’ HAG o il DDT, allora mi sembra che l’anomalia stia nell’uso di questo termine (fumoso, sfuggente e commerciale) in varie sedi (accademiche e professionali) sia improprio. E’ come se a una presentazione di markettari strategici di lungo corso si intitolasse una slide “overview del mercato dei Gipponi”. Suonerebbe un po’ piu’ Ranzani e un po’ meno Kotler, IMHO.
beh, ma nel nostro campo Ranzani lo conoscono tutti, Kotler… chi era costui?
Io continuo a non vedere una definizio di web 2.0
Mi piacerebbe leggerla da qualche parte.
web2.0 è…
qualsiasi “sito web”, come si diceva una volta, che lasci interagire un po’ gli utenti, che abbia delle tag e una o più tagcloud, che abbia gli angoli smussati, il logo fatto in un certo modo e con certi colori, che sia in ‘beta’ e, idealmente, che campi di Adsense.
@Mario: la definizione “ufficiale” (che non e’ una definizione) la trovi nel sito di Tim O’Reilly. Il quale, peraltro, detiene il trademark.
http://www.oreilly.com/pub/a/oreilly/tim/news/2005/09/30/what-is-web-20.html
Divertiti 🙂
basterebbe fermarsi alla prima riga…
DoubleClick –> Google AdSense
se non che Google si è comprata DoubleClick…
Questo post mi piace e dona un po’ di saggio equilibrio a tutta la faccenda. Soprattutto la chiusa: Se mi laureo in storia greca, una cosa è dire che Efesto non esiste, ben’altra cosa è dire che non lo si è mai sentito nominare! In effetti, però questa storia del wb 2.0 mi pare rimarchi lo iato esistente fra la “casta” dei blogger e gli altri. A scuola, ad esempio, non ho ancora trovato un collega, che sappia dialogare sul web 2.0. A scuola, ad esempio, sono immerso in nidiate di alunni che usano abitualmente i più comuni social software, ma non sanno nulla di web 2.0. Ieri sera ero a cena con una dirigente di un grosso ente di formazione (e con il suo principale collaboratore)che non sapevano nulla di web 2.o. (ah: questi due signori si occupano di formazione continua ai nuovi alfabeti, “informatica” ed internet in primis…)… Ma…
Diciamo che il web 2.0 è come il “tempo” per S. Agostino (Cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se qualcuno me lo chiede, non lo so). In termini meno filosofici, quello di web 2.0 è assimilabile ad un concetto primitivo: lo si intuisce, lo si usa, è evidente di per sè. Tutto il resto è puro nominalismo. Ogni definizione genera un loop tautologico.
e quindi ste, come defineresti l’ignoranza??? una mancanza o peggio ancora l’indifferenza??? non potrà mai essere una virtù, perchè l’ignoranza è una scelta consapevole del soggetto fatta anche implicitamente…
comunque, il web 2.0, per uno come me che viene da un liceo in cui solo il fatto di poter usufruire di una televiosione ogni 10 classi è un’impresa, è qualcosa di oscuro… forse in alcuni casi l’ignoranza di noi ragazzi è causata non solo dalla nostra volontà (o non volontà), ma dal fatto che noi stessi viviamo circondati dall’ignoranza…
Secondo me un bel bagno di umiltà aiuterebbe molti.
La spocchia con cui si trattano certi argomenti, neanche si stesse parlando di fusione fredda, mi fa pensare ad una nuova buzzword: SUPEREGO 2.0.
Dire che il Web 2.0 non esiste non é una buyy word e soprattutto dirlo al mondo intero, non é questo l´ennesimo modo per affermarsi in una comunitá ? Non fa parte sempre del SUPEREGO 2.0 come viene chiamato nel post precedente?
I termini esistono ed esistono anche per facilitare l´indagine del fenomento che porta con se´. Suonare dello “Chopin” é suonare della musica, cosí come suonare “Le boeuf sur le toit” , ma se non fossero stati categorizzati in due stili diversi che senso avrebbe avuto la loro evoluzione e discutere su di essa a posteriori?
Per un mezzo come internet dove tutto si ´sempre chiamato 1.1, 0.1beta ecc. Quale denominazione migliore di Web 2.0 che lascia libero spazio all´imaginazione della sua evoluzione ?