Scartabellando tra vecchie cose, oggi ho trovato questo mio articolo, pubblicato 10 anni fa (era il 1997) in un inserto dell’edizione italiana della rivista Technology Review. Il tema è quello dell’e-learning e dell’apprendimento in rete, il focus è sui social network.
Rileggengolo, l’ho trovato estremamente attuale …forse anche in maniera un po’ inquietante… che ne pensate?
In tema di Formazione a Distanza è immediato pensare a strumenti come il telefono o il servizio postale quali sistemi di contatto e comunicazione tra l’insegnante e lo studente. Le limitazioni fisiche dei mezzi utilizzati nella FAD hanno finito per rendere l’insegnante non solo “lontano” come localizzazione fisica, ma anche e soprattutto lontano nei pensieri dei discenti. Le nuove tecnologie, con specifico riferimento allo sviluppo delle reti di computer e di Internet in particolare, hanno il potere di rendere al processo di apprendimento quella dimensione sociale – altrimenti persa nella tradizionale FAD – data dalla partecipazione ad un gruppo di lavoro con il quale condividere l’esperienza di apprendimento vissuta nel momento della formazione.
Il passaggio dalla tradizionale Formazione a Distanza a quella definita On Line Education, infatti, vedrà trasformarsi sempre di più il computer da strumento accessorio per l’auto-apprendimento personale a mezzo di comunicazione collegato in rete che consente allo studente di dialogare con la “classe virtuale” composta da docenti, tutor, e soprattutto altri studenti. Creando con questi, oltre che una rete nel senso “tecnologico” del termine, una vera e propria rete di conoscenze condivise. L’avvento del concetto di Rete rappresenta probabilmente la prima vera novità nell’utilizzo delle tecnologie informatiche come sistema di supporto alla FAD dagli anni ’50 ad oggi. La Teaching Machine, nata nella seconda metà di questo secolo, non si discosta di molto dai più avanzati sistemi basati sul computer e sulle tecnologie multimediali dei giorni nostri.
L’ipertestualità – che concerne il modo in cui viene strutturata l’informazione – rappresenta una logica evoluzione della Macchina di Skinner; la multimedialità, in fondo, costituisce un “vestito” (siapure fondamentale) con il quale presentare l’informazione ipertestuale. Ad oggi l’inscindibilità di questi due termini è sancita dal sempre più frequente utilizzo del termine “ipermedia”, che li comprende entrambi. Ad ogni modo anche il più complesso dei sistemi ipermediali di formazione esistenti è basato su di una struttura chiusa nella quale i contenuti sono predefiniti, le domande e le relative risposte standardizzate e le azioni dell’utilizzatore già previste dall’autore del sistema.
L’interattività in sé – quindi – non rappresenta l’obbiettivo primario delle nuove tecnologie di rete applicate alla FAD; il vero arco di volta è costituito piuttosto dalla nascita di quella che viene definita CMC: Computer Mediated Communication. La CMC regala alla formazione a distanza il concetto di “collaborative learning”. Anche questo, si noti bene, non è un elemento nuovo nel panorama della formazione (Ahern fa risalire le prime esperienze di apprendimento collaborativo all’Accademia di Platone). La vera novità è costituita dalla possibilità reale di sfruttarlo nell’ambito di un sistema di rete distribuito. Grazie alla Computer Mediated Communication si aggiunge all’ipermedialità degli strumenti informatici tradizionali il concetto di collaborazione. Collaborazione tra gruppi di lavoro che comunicano per mezzo degli strumenti forniti dalla Rete; si parla, infatti, di “Collaborative Hypermedia”. Paradossalmente la rete elimina dalla Formazione a Distanza il concetto stesso di “distanza”.
Annullando le barriere fisiche consente la nascita di vere e proprie “classi virtuali” ove gli studenti possano affiancare al momento cognitivo individuale la possibilità di confrontarsi tra di loro e con l’insegnante, arricchendo la comprensione attraverso il confronto delle diverse prospettive e dei vari punti di vista dei singoli individui del gruppo. I diversi sistemi di comunicazione regalano alla FAD possibilità insperate. Gruppi di lavoro “virtuali”, forum in linea, gruppi di discussione, la possibilità di dialogare con il proprio docente e – soprattutto – di farlo assieme agli altri studenti, sono tutte caratteritiche della On Line Education.
Tuttavia la strada della On Line Education è stata appena aperta. Gli esperimenti sono numerosissimi, ma i risultati spesso alterni. È fondamentale, a questo punto, la creazione di un modello di istruzione on line valido ed affidabile: la ricerca per quello che viene definito “CHEF”, Collaborative Hypermedia Educational Framework, è aperta.
technorati tags: Social Network, On Line Education, FAD, Skinner, Technology Review, 1997
Mi sento chiamato in causa, è molto interessante e appunto “attuale”.
Quello che dici è quello che io penso, ma allora perchè che così troppa ostruzione da parte del sistema così paradossalmente ostico?
E se ci unissimo per un progetto?
Con rispetto e stima
Daniele
Caro Stefano, penso che sia piuttosto datato, un po’ intriso di quelle speranze che questi ultimi anni hanno dimostrato essere andate disilluse.
Ovviamente qui si parla per generalizzazioni in quanto andrebbe specificato qual è l’ambito in cui l’elearning potrebbe essere utilizzato proficuamente. Cito a caso: l’Università (interattività? forum? ma se i docenti non rispondono neanche ad una email la cui risposta richiede più o meno un sì o un no). Le scuole superiori? Bah, ma lì il modello didattico è più o meno la frequenza obbligatoria e non ha granchè senso nè la sostituzione del docente e nè la complementarietà che l’elearning consentirebbe, anche si sicuramente qualcosa di buono è stato fatto da tanti docenti appassionati.
Il vero potenziale sarebbe per la formazione aziendale, dove effettivamente l’elearning è stato utilizzato più o meno intensamente. Ma con modalità funzionali all’unica missione che le aziende hanno: aumentare il profitto, in questo caso ottenuto tagliando sui costi della formazione. Il ricorso all’aula è diminuito enormemente, sotituito da presentazioni powerpoint o, quando va bene, filmatini in flash. Dal contenuto poverissimo e prolisso allo stesso tempo. Demandando al singolo quello che una volta era un problema aziendale: l’organizzazione di una formazione aziendale adeguata.
Solo un piccolissimo esempio, ma te ne potrei citare a decine. In questo giorni ho dovuto “certificarmi” sulla data privacy, così come tutti i mei colleghi. La certificazione, o meglio, autocertificazione consisteva nel premere un bottone tramite cui si dichiarava di essere a conoscenza della normativa sulla privacy, dopo aver letto una presentazione powerpoint dove di una decina di pagine, infarcita di “bullet” che elencavano alcuni concetti base della normativa, a livello così generale che un qualsiasi articolo di PI fa la figura di un trattato specialistico, al confronto.
Va be’, la smetto qui altrimenti rischio di scrivere per ore: sono stato uno dei massimi esperti di queste tematiche in tempi andati. Ti lascio anch’io un graffito, un articolo scritto nel 1996 o giù di lì, di cui c’è ancora traccia in rete.
1 saluto
@charitalia
complimenti per i tuoi scritti…
Ma una domanda solamente…dato che sei un esperto inmateria di “learnig”…che cos’è che impedisce l’unione della tecnologia alla struttura “ortodossa” della didattica…?
Nel senso, perchè non unire, fondere i due sistemi senza far prevalere uno sull’altro…mixandoli…come è avvenuto per la scrittura prima e la stampa poi…
O è forse solo un problema di gerontocrazia anche nella didattica???
I professori che non rispondono alle mail come tu ben dicevi infatti sembrano essere sempre quelli più “conservatori”(per usare un eufemismo)…
Sono infatti loro che rendono la macchina della didattica “arrugginita” e poco fluida…
@studentfreelance:
Beh, mica leggera la tua domanda…
In estrema sintesi: credo che le carenze dell’elearning siano dovuti in buona parte alle carenze del “learning” tout-court; in realtà praticamente a nessuno vien richiesto di saper insegnare; nelle università si fa carriera per le ricerche scientifiche, per i saggi pubblicati, per le giuste conoscenze politiche ma non per saper insegnare.
Ma, peggio ancora, a nessun vien richiesto di imparare, almeno sinchè un lauretato con 110 e lode in economia farà la trafila da precario come un qualsiasi diplomato con 60/100, mentre è più facile che si trovi lavori da operaio.
Ma anche qui il discorso sarebbe lungo e non adatto ad un commento in un post.
1 saluto