Fuga dalla realtà: supponiamo…
Supponiamo di essere tra vent’anni. E tra vent’anni (ma possiamo fare anche trenta, via!) elementi come potenza di calcolo dei computer e banda delle reti saranno aumentate in maniera più che significativa…
Supponiamo che l’ambiente sia qualcosa di simile ad una evoluzione dell’attuale Second Life, ovviamente ormai totalmente immersivo grazie a questi o altri strumenti che ne rappresentino un logico sviluppo.
Supponiamo che gli odori possano essere riprodotti grazie a futuri sviluppo di queste ricerche (ed in vent’anni ne succedono, di cose…).
Supponiamo che il tatto non rappresenti un problema grazie ad evoluzioni degli attuali Data Glove, magari estesi a tutto il corpo.
Supponiamo infine di ricostruirci una casa confortevole, vicina alle case degli amici, ad un passo da mille emozioni (virtuali? in fondo non saremmo molto molto lontani da questo).
La domanda che mi (e vi) pongo è: ne usciremmo volentieri, per tornare magari a questo?
Mi piacerebbe sapere il parere vostro e di chi studia l’argomento…
Folletto Malefico
Credo che una situazione simile sia spiegata in modo eccellente nella fantascienza. 🙂
Peraltro mi ricordo un racconto, Cyberworld dell’italiano Alessandro Vietti che descrive esattamente questa situazione, con alcuni scorci su come sarebbe il mondo fisico in una situazione simile. 🙂
Fondamentalmente, quando il virtuale raggiungerà il dettaglio del reale, la differenza sarà solo che noi nel virtuale siamo come delle divinità in grado di fare ciò che vogliamo… mentre nel reale esistono e lavorano persone ancora “sconnesse”, una sorta di digital divide, comunque NECESSARIE per portare sostentamento fisico (cibo, acqua, etc) alle persone.
Solo in parte, peraltro, grazie a robot e telelavoro… 😉
Insomma, più che ragionarci su preferirei scriverci un racconto di fantascienza. 😉
Davide Tarasconi
Io preferisco rimanere con i piedi per terra e pensare che fra vent’anni (quando ne avrò solo 45 o poco più) avremmo serissimi problemi energetici e quindi per fare funzionare le nostre meraviglie tecnologiche faremo tante belle guerre…
stefigno
Ma lo sai che non ho ancora aperto un account su second Life..?
Federico Bo
La differenza tra le due possibili realtà è che in una si potranno commettere errori, sbagliare, osare senza pagarne le conseguenze. Le responsabilità, gli obblighi etici, saranno gli unici cordoni ombelicali che legheranno gli esseri morali a questo reame “pesante” costruito con atomi completi e non solo con elettroni.
pm10
credo che quello che dici possa essere tecnicamente possibile. ciò non implica che possa essere desiderabile. dopo 11 anni di rete, personalmente la cosa che apprezzo di più sono i rapporti interpersonali.
le chat sono rapporti personali, ma parlare di persona è una esperienza emotiva più soddisfacente.
le telefonate sono rapporti personali, ma parlare di persona è una esperienza emotiva più soddisfacente.
Come si diceva scherzando con Diego bianchi a roma parlando si 2l e di interazione fisica, ecco dal vivo è meglio.
il resto, imho, è un surrogato.
forse se esistessero dei data glove da corpo, forse, ecco, bisognerebbe sperimentarli.
ma in questo io sono decisamente old school. 🙂
Plunk
… Ho letto un manga … RESET … non uno dei migliori … ma parlava di questo. So che un manga non è una grade fonte scentifica ma potrebbe esservi d’aiuto per immaginare una variante a questo futuro supposto.
😀
catepol
Alla fine siamo e saremo sempre esseri sociali per cui l’interazione umana non credo perirà…e si finirà sempre davanti ad una pizza ed una birra…
Certo è che Second Life e altro faciliteranno e faranno crescere in maniera esponenziale alcune esperienze ed alcune modalità di trasmissione di conoscenza…
Ma uno scenario apocalittico di sola vita digitale io non ce lo vedo…per ora
MarioEs
Ciao Stefano,
anche io nel mio “piccolo” studio SL e quindi ti dico finora che idea mi sono fatto del rapporto tra metaverso e realtà fisica 🙂
Innanzittutto, a mio parere, non bisogna considerare le due realtà sostitutive l’una dell’altra ma in continua “osmosi” fra loro.
Questo fenomeno di ibridazione tecnologica, per altro tipico non solo dell’Era Digitale ma di tutta la storia umana in rapporto all’evoluzione degli strumenti di comunicazione, sta facendo emergere però una “novità” (anche questa relativa) che alcuni studiosi ed un certo filone di pensiero definisce “post – umano”.
Il post-umano è l’umano che si integra indissolubilmete alle tecnologie (non solo digitali), laddove queste ultime rappresentano una estensione-protesi della nostra persona.
Quindi, per farla breve (:)), il “problema” non è tanto se scegliere l’una o l’altra ma capire che siamo e stiamo diventando entrambe le cose.
Nessuna dicotomia, almeno si spera.
Saluti 🙂
Mec2.k
Se crescesse questa volontà dell’uomo di crearsi un mondo virtuale, cosa insegnermo ai nostri figli, l’emozione di un confronto umano non esisterebbe più, la scoperta di uno sgurado incuriosito, l’attrazione fisica che scaturisce all’improvviso tra due persone che vogliono fare l’amore perchè nasce una reazione chimica, non da un file gestionale, ci perderemmo i momenti in cui scopriamo noi stessi, anche momenti stupidi ma importanti come un giorno uggioso che ti deprime.
E se il mondo continua ad affossarsi nei rifiuti cosa mangeremo, carne clonata, spaghetti in pillole, frutta in fialette.
Secondo me L’uomo deve mantenere vivo il suo contatto con la natura.
Fabrizio Quintili
Bella domanda, appassionante! Il timore di perdersi in un mondo “finto” asseconda la nostra umana tendenza ad usare la fantasia per arginare le frustrazioni della vita reale. Questa faccenda potrebbe essere accostata alla seduzione che hanno le droghe su di noi? Se sì, con due grandi differenze: 1. nella realtà virtuale noi rimaniamo coscienti, 2. non subiamo danni fisici(per lo meno della stessa entità delle droghe). Ad ogni modo se è vera la differenza tra analogico e digitale la realtà avrà sempre la meglio per almeno 4 ragioni: è infinitamente più completa negli stimoli (nel bene e nel male), pone dei confini che esisteranno sempre (i bisogni fisiologici e di movimento), i problemi di sopravvivenza esisteranno sempre (malattie, clima, energia, ecc.), la realtà dà la possibilità all’uomo di generare (che risponde ad un bisogno psicologico). La vedo bene, invece, se queste tecnologie mi permetteranno di evitare il traffico per andare a fare la spesa e rendere questa esperienza cmq simile alla realtà…e mille altre applicazioni utili di questo tipo…(in medicina, nella formazione, nella comunicazione, ecc.).
MFP
(Plunk, bel manga, dovro’ leggerlo prima o poi… e non ti preoccupare, sul piano scientifico adesso ti aiuto io)
Risposta breve: dipende fondamentalmente da quanto siano coscienti quelli che studiano l’argomento. Sarebbe meglio non entrarci per niente in Second Life o sue evoluzioni future… ma tanto dopo poco saremmo costretti ad abbandonarlo ed avere a che fare con più immondizia di prima…
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Risposta lunga: Senza nulla togliere a Federico Fasce e gli altri che hai linkato, che sono persone squisite… ma non sono loro a “studiare l’argomento”. Loro studiano soltanto degli effetti predeterminati da chi studia l’argomento e da chi ne fa uso per trarne vantaggi individuali. Qualche anno fa intuendo quello che forse i più conoscono come la “singolarità di Kurzweil” iniziai a chiedere lumi finendo per andare a sbattere la testa – per la seconda volta, la prima era stata quando studiai la Sicurezza – sulla meccanica quantistica… roba da far accapponare la pelle ai più e che io ancora non ho capito… ma è lì – dove cioe’, se si ha il fegato di accettare la cognizione, si capisce che non esiste il libero arbitrio perche’ i neuroni sono prima di tutto materia/energia, dove cioe’ il caos quantistico si ripercuote e si amplifica verso l’alto rendendo impossibile predeterminare il pensiero che si avra’ all’istante successivo – che attualmente vengono date risposte; parziali e che aprono più domande di quante ne risolvano, ma risposte. Non sui blog dei c.d. “esperti dei media”. Siamo partiti da Aristotele (uomini, il suo teorema limitativo e’ il tertium non datur, che ci ha spinto verso gli atomi)… poi mano mano che le capacita’ della tecnica aumentavano… tanti altri fino ad Eisemberg (atomi, il suo teorema limitativo e’ il principio di indeterminazione, che ci ha spinto verso i quanti)… oggi speriamo che dai quanti esca fuori finalmente una risposta definita alle domande… ma ahime’ temo che anche lì scopriremo – magari dopo aver realizzato l’LHC del CERN – che esiste un teorema limitativo anche per i quanti, e che, non potendo trovare risposta completamente coerente neanche lì, ci spingera’ a studiare un sistema ancora più caotico delle meccanica quantistica… c’e’ un qualcosa di diabolico in tutto cio’… ma qualunque uomo – anche i timorati di dio – preferiscono questo ad un Truman Show architettato da terzi che si approfittano delle discussioni vivaci tra quelli che “credono di pensare” e quelli che “pensano di credere”. Perche’ per lo meno e’ il sistema dove sono nati, quello naturale, dove possono anche provare ad abbandonare il pianeta che hanno insozzato fino a renderlo inabitabile… piuttosto che un luogo virtuale alimentato a chiacchiere… perche’ vivere in quegli ambienti posticci non risolve le esigenze del corpo e al contempo permette a uomini come loro di sfruttare le loro debolezze – cfr. Teorema di Godel – per ergersi a dei di tutti gli altri uomini. Accettare – essere inerziali, non opporsi a – quel futuro che descrivi equivale a lasciare che pochissimi sfruttino i limiti umani proprio mentre tutti gli altri sono distratti dal cercare di superarli per garantirci la sopravvivenza della specie… ma comunque e’ solo per un periodo breve di tempo perche’ dopo un po’ sarebbero costretti a tornare nel mondo reale e affrontare ancora più immondizia di quella che avevano lasciato prima di rifugiarsi in un mondo fittizio nel tentativo di non vederla…
Queste cose non sono dimostrabili: a qualunque realta’ si VOGLIA appartenere… sara’ sempre un surrogato insoddisfacente della realta’ a cui si appartiene… qualunque essa sia.
Forse e’ il caso di mettersi a pulire la spazzatura invece di continuare a metterla sotto il tappeto o costruirsi realta’ alternative per potercisi rifugiare dentro… l’immondicia c’e’, non si puo’ ignorare… al massimo ci saranno le generature future che si ritroveranno costrette a pulire la spazzatura di quelle passate… magari (ahimè) con l’esercito. Ma non si puo’ scappare a lungo, perche’ qualsiasi realta’ costruita da un uomo e’ un surrogato; anche Google, grazie all’uso dei metadati puo’ statisticamente ricostruire una realtà coerente al 99,999999999999999999999999999999999999999%, ma sarebbe comunque una realtà più insoddisfacente di quella in cui viviamo… e nonostante la spazzatura che ci sommerge. Il limite non e’ nella tecnica con cui possiamo riprodurre i sensi, ma nell’organo sensoriale più importante che abbiamo: il cervello. The medium is the message (McLuan)… e se hai gli occhi di un’aragosta puoi fare tutte le speculazioni possibili sulla possibilità di vedere per rifrazioni, ma continuerai sempre e comunque a vedere la realtà per riflessioni perche’ il mezzo con cui la osservi ha una forma predefinita. E tutto il resto e’ quindi insoddisfacente.