Araba FeniceCominciano ad arrivarmi mail e messaggi su Facebook nei quali mi si chiede se scherzassi, dicendo che avrei ricominciato volentieri a scrivere da queste parti. In effetti sono passate quasi due settimane dalla pubblicazione del mio ultimo post. Tuttavia il mio apparente silenzio (ma, meglio, la frequenza più bassa di posting) non è dovuto ad un ripensamento sul fatto che mi piacerebbe ricominciare a pubblicare contenuti su questo blog, quanto piuttosto al fatto che ritengo che il blog – da un po’ di tempo a questa parte – stia cambiando profondamente il suo ruolo rispetto al passato. Cambiamento già efficacemente descritto da altri attenti osservatori della blogosfera, le cui considerazioni in gran parte condivido.

Non parlerei infatti di crisi dei blog, quanto piuttosto di cambiamento dovuto ad un evidente processo di rimediazione. Il fenomeno, descritto già qualche anno fa da Bolter e Grusin, spiega come nei processi di comunicazione l’avvento di una nuova tecnologia ridisegni e ridefinisca gli ambiti e le modalità d’azione (e di fruizione) di quelle precedenti. In altri termini lo sviluppo di altri strumenti “conversazionali” non sta uccidendo il blog, ma semplicemente ridefinendone le dinamiche. Tutte le conversazioni che confluivano nella blogosfera sono oggi distribuite in un insieme più vasto e complesso di strumenti, social network, sistemi di condivisione che da una parte rendono più completa la rappresentaizione digitale degli abitanti della Rete, dall’altra ne frammentano inevitabilmente i contenuti, rendendone più complessa la fruizione.

Sino a qualche anno fa esisteva il blog. Poi nacque il microblogging. Poi le piattaforme di socialnetworking attraverso le quali conversare e condividere file multimediali (si pensi a flickr, slideshare, youyube). In questa fase il blog è diventato in molti casi un aggregatore delle diverse identità digitali distribuite in rete. Poi, altre piattaforme hanno iniziato a svolgere più efficacemente tale ruolo (si pensi a FriendFeed).

Ecco quindi che, nel vasto e variegato panorama degli strumenti di rappresentazione dell’identità, il blog è oggi quello più adatto per le riflessioni strutturate, da non bruciare in una conversazione volante, svolta e chiusa in pochi caratteri e pochi minuti. Se è quindi sempre vero che i blog sono conversazioni, è innegabile che nel tempo stia cambiato il modo che abbiamo di conversare, e gli strumenti che usiamo per farlo. Il blog per i contenuti più pregnanti e per ciò che vogliamo “rimanga” nel tempo. Altri strumenti per il resto. Per ora…

E’ interessante osservare come mentre il mondo della comunicazione pensa oggi a come la Rete rimedi il contesto dei media tradizionali, chi la Rete la usa, vede come essa – nella sua complessità – già rimedi se stessa.