Mi faccio vivo, in attesa di parlare del recente incontro veneziano, per pubblicare l’ultimo contributo alla rubrica Non Solo Cyber, dell’Espresso.

Una breve riflessione su una prospettiva di cambiamento introdotta da iPad e simili. Voi che ne pensate?

Chiunque lo abbia avuto per le mani, non ha dubbi sul fatto che l’iPad stia segnando nuovi paradigmi nell’interazione uomo-macchina. La tavoletta interattiva di Steve Jobs, una sorta di iPhone con gli steroidi, stabilisce nuovi criteri, segna nuove modalità e delinea nuovi contesti d’uso per uno strumento che già molti hanno provato a lanciare. Apple, ancora una volta,  è stata la prima ad avere successo. E come tale sta delineando e definendo il mercato.
Un mercato che – malgrado le reazioni entusiastiche dei fan della mela – lascia intravedere delle nuvole sul futuro della Rete per come la conosciamo oggi.

Un po’ come l’America On Line degli anni novanta, iPad – con il suo store e le migliaia di applicazioni – si interpone tra l’utente e la rete. L’intento è quello di rendere l’esperienza dell’utente più semplice. Il risultato è quello di creare un ecosistema estremamente chiuso tanto a monte (l’hardware) quanto a valle (il software e le applicazioni). Un ecosistema nel quale – alla faccia del Web Sociale – è Apple a dettare le regole, a costruire il contesto, a  definire i costi. Un ecosistema nel quale ai produttori di contenuto conviene stare, in considerazione del fatto che le “Apps” sono a pagamento. E quindi conferiscono un modello di business sostenibile a quanti fino ad oggi vedevano nella Rete l’inferno del “tutto (e solo) gratis”. Ma quello che per gli operatori è un inferno per gli utenti è stato sino ad ora un paradiso: quello della rete dai contenuti liberi e gratuiti.

Apple – ed altri assieme a lei, come Amazon con il suo Kindle – stanno tracciando una strada che ridisegnerà gli scenari dell’accesso all’informazione on-line.