Come sa chi mi segue da un po’, da ormai molti anni con un motivato gruppo di collaboratori (Salvatore, popola ‘sto blog, sennò chiudilo!!! :-)) analizzo le modalità di comunicazione online dei politici italiani. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un’anteprima dei risultati della rilevazione delle Amministrative di quest’anno su Punto Informatico. Nell’anteprima riportiamo i dati relativi ai Capoluoghi al voto. Stiamo concludendo l’elaborazione dei dati relativi ad un campione rappresentativo di tutti i Comuni italiani al voto, con un panel di quasi 2.000 candidati monitorati in profondità.

Al di là dei valori assoluti è interessante confrontare i trend di crescita rispetto alla tornata elettorale del 2009, anno nel quale effettuammo – con la stessa metodologia – un’analoga rilevazione.

Riporto qui l’articolo scritto per Punto Informatico…

De Magistris sindaco di Napoli. Pisapia primo cittadino a Milano. Fassino trionfante a Torino. Zedda a Cagliari. Questi sarebbero alcuni dei risultati della tornata elettorale in corso, se lo scrutinio si facesse su Facebook conteggiando le amicizie ed i “Like” alle pagine ufficiali. Meno soldi spesi, meno tempo perso, meno pathos da proiezioni (di solito sbagliate). Tuttavia – e per fortuna – non si vota con Facebook e quello di calcolare i risultati elettorali a partire dalla popolarità dei politici all’interno del social network di Zuckerberg non è che un gioco privo di qualsiasi base scientifica. Una provocazione volta a porre l’attenzione su un tema, quello della comunicazione politica in rete, che invece in potenza è estremamente importante. Importante perché segna un passaggio epocale nelle dinamiche di relazione tra i cittadini ed i loro rappresentanti. “In potenza” perché tale passaggio, nella sostanza dei fatti, fatica ad avvenire in maniera compiuta.

 

Tuttavia questa tornata elettorale dimostra come le dinamiche della rete stiano pian piano facendo breccia non soltanto nei comportamenti degli elettori, ma anche nell’attenzione dei politici, che si stanno avvicinando agli strumenti conversazionali e soprattutto alle loro regole. È questo – in estrema sintesi – il risultato principale – comunicato in anteprima a Punto Informatico – che emerge dall’elaborazione dei primi dati (quelli riferiti ai capoluoghi) della ricerca dell’osservatorio di Vox Politica sulle attività di comunicazione on line dei candidati alle Amministrative 2011.

 

La ricerca sulla comunicazione online dei candidati al ruolo di Sindaco nelle Amministrative è giunta alla seconda edizione ed è proprio dal confronto tra i risultati della tornata elettorale del 2009 e quella di quest’anno che emergono i dati più interessanti circa le modalità di comunicazione online dei politici sui social media.

 

In generale, i dati di presenza online sono migliorati più che sensibilmente rispetto a due anni fa. L’88% dei candidati sindaco presidia in qualche modo i social network, con un incremento di  ben 21 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione del 2009, dalla quale emergeva come a scegliere canali di comunicazione online fosse soltanto il 67% dei candidati.

 

Naturalmente, come succede per i politici eletti, è Facebook il reale protagonista della comunicazione online dei candidati di queste amministrative. L’incremento nell’uso di questo strumento è di ben 39 punti percentuali, passando dal 41% di presenza rilevato nel 2009 all’odierno 80%. In altri termini, i candidati che comunicano online lo fanno – anche, prevalentemente o soltanto – tramite Facebook. Non c’è più differenza tra uomini e donne (nel 2009 erano prevalentemente le donne ad essere su Facebook, con una penetrazione di 9 punti maggiore rispetto ai candidati uomini), mentre si è invertita la classifica in base all’appartenenza politica. Nel 2009 i candidati di centro-destra erano i più attivi su Facebook, con una presenza del 49%: di 8 punti superiore a quella rilevata per i colleghi dello schieramento di centro-sinistra.  Oggi “solo” il 75% di loro usa questo strumento, contro il 79% dei candidati di centro-sinistra, che nel 2009 erano fermi al 41%. Insomma, nei due anni trascorsi, in termini di presenza su Facebook il centro-sinistra ha guadagnato 38 punti, mentre il centro-destra ha visto una crescita più bassa, di 26 punti percentuali. Per quanto attiene l’area geografica, il sud e le isole hanno recuperato il gap che separava i candidati provenienti da queste zone dai loro colleghi, passando dal 19% di presenza all’attuale 71% e portandoli quindi ad essere addirittura più presenti dei loro colleghi del nord, che invece rimangono fermi ad un tasso di presenza del 41%. Anche il centro è cresciuto, passando dal 61% del 2009 all’odierno 84% che lo piazza in testa alla classifica di presenza.

 

Che succede al di là di Facebook? Anche Twitter, forte della diffusione che lo ha caratterizzato nell’ultimo anno e dell’attenzione ad esso riservata dai media, è cresciuto più che sensibilmente. Nel 2009 era praticamente inutilizzato – solo il 2% dei candidati lo adottava – mentre oggi è usato da oltre un candidato su cinque. Ancora una volta è il centro-sinistra a vincere il confronto per la frequenza d’uso, con il 29% dei candidati trovati a cinguettare online contro il 17% dei colleghi di centro-destra. Sono gli uomini i cinguettatori più assidui (23% di penetrazione contro il 15% delle donne) e – in questo caso – è il nord con il suo 30% ad essere più attivo del centro e del sud, che si fermano rispettivamente al 22% ed al 16%.

 

Ma veniamo alle dolenti note: che succede con i blog? Non si può non rilevare come il blog, di tutti gli strumenti analizzati, sia l’unico a mostrare percentuali più basse (e non di poco) rispetto a due anni fa. Se allora, infatti, era il 27% dei candidati a scegliere questo strumento, oggi a farlo è solo il 12% degli aspiranti alla carica di primo cittadino. Un meno 15 che fa riflettere. Gestire un blog implica un impegno maggiore che non essere su Facebook o su Twitter, ma nel contempo è forse  l’unica strada che consente davvero di costruire una forma di presenza duratura e strutturata in rete. Presenza che dai nostri politici viene spesso trascurata per privilegiare altre modalità ed altri strumenti, senz’altro più rapidi ed immediati ma che spesso rappresentano una specie di fastfood del social networking: un contesto, insomma, dove la relazione con il cittadino è consumata in fretta, solo quando serve.

 

Un elemento pesa infatti come un macigno su tutta la ricerca: un dato emerso dalle Amministrative del 2009. Nel 46% dei casi le pagine Facebook create dai candidati eletti alla carica di Primo Cittadino sono rimaste ferme alla data delle elezioni. In altri termini, quasi un Sindaco su due nel 2009 ha interrotto la relazione con i propri interlocutori quando questi, da elettori, son tornati ad essere semplici cittadini. Un’apertura al dialogo temporanea insomma, viva giusto il tempo di chiedere qualcosa, per poi essere interrotta quando la si è ottenuta.

 

È inutile sottolineare come tale approccio sia sbagliato, come tale tendenza sia da stigmatizzare.

 

In queste ore si sta definendo un passaggio importante per il nostro Paese, che influenzerà le sorti del Governo e determinerà gli equilibri della politica dei prossimi mesi. La nostra parte, quella dei cittadini che vanno alle urne per eleggere i propri rappresentanti, l’abbiamo fatta (anche se – va rilevato – con tassi di assenteismo sempre più alti). Quello che ora possiamo e dobbiamo continuare a fare è osservare, controllare, ricordare.

Osservare se le persone alle quali abbiamo dato la nostra fiducia continueranno a mostrare di voler mantenere un dialogo aperto con i propri elettori. Controllare che tale dialogo sia efficace e duraturo. Ricordare, alle prossime elezioni, tutti quei politici che hanno mostrato di voler aprire un dialogo quando ne avevano bisogno, per sparire subito dopo.