Troppo spesso capita che si percorrano strade parallele senza mai incrociarsi: la Rete è bella anche perchè favorisce questi incroci. Ed è stato particolarmente stimolante prima incrociare Massimo Mattone, Direttore di Punto Informatico, e poi incontrare Luca Annunziata e Gaia Bottà, gli editor del quotidiano.  Dall’incontro con Luca e Gaia – due persone di raro entusiasmo e grande passione – è nata l’idea di uno spazio dal quale guardare “In Controluce” i fatti della Rete, che inauguro con un commento sulla vicenda Sky-Current.

Qualsiasi commento in proposito  non può che partire da una considerazione di fondo: sarebbe un grande peccato se l’esperienza di Current andasse in qualche modo persa o snaturata. Qualcuno si è posto il problema di chi in Current oggi lavora. Certo, per loro saranno giornate difficili, ma – conoscendo alcuni dei trenta professionisti che lavorano in Current – non ho alcun dubbio sul  fatto che con l’esperienza che hanno maturato sotto la guida di Tommaso e l’expertise specifico acquisito in questi anni non impiegherebbero che una manciata di giorni a piazzarsi sul mercato. Il punto è un altro: salvare un canale che fa davvero dell’informazione libera una bandiera ed un modo di essere. E farlo, purtroppo, passa dall’identificazione di un modello di business sostenibile.

…ma ecco il mio articolo per Punto Informatico…

Le vicende che vedono in questi giorni contrapporsi SKY e Current sono ormai note ai più. La scorsa settimana Al Gore – con una vera e propria chiamata alle armi della blogosfera italica – ha annunciato che esiste il concreto rischio di chiusura di Current in Italia per problemi contrattuali con SKY. In sostanza l’offerta economica di SKY nei confronti di Current TV sarebbe – secondo i vertici del canale di Al Gore – inaccettabile. Anzi: fatta per essere rifiutata e quasi insultante.

Non sono ancora del tutto chiari i motivi del divorzio. Inizialmente Gore ha paventato l’ipotesi che ci si trovasse di fronte al tentativo di Murdoch di fare un favore a Silvio Berlusconi. Poi invece è parso che non si trattasse di un favore ma, al contrario, di una ripicca. Sempre Murdoch, infatti, non avrebbe digerito l’assunzione da parte di Current di un giornalista appena cacciato da SKY, Keith Olbermann: una specie di Santoro a stelle e strisce.

SKY, dal canto suo, risponde riportando la diatriba su una dimensione di business: i dati d’ascolto di Current e la situazione complessiva inerente la rete non consentirebbero un’offerta economica più alta di quella fatta. A condire il tutto un po’ di battibecchi su lettere pubblicate con cifre sbianchettate da SKY e prontamente ripubblicate in chiaro da Current. E l’inevitabile balletto sulle cifre relative ad utenti e dati d’ascolto: come per le manifestazioni di piazza, in crescita secondo i manifestanti (Current), in calo secondo la questura (SKY). Questi, più o meno, i fatti.

Vale però la pena fare alcune considerazioni.

Nel merito, a oggi non vi sono gli strumenti per capire come siano andate davvero le cose. Non c’è chiarezza sull’effettivo scenario contrattuale, non c’è chiarezza sulle reali cifre in gioco, non c’è chiarezza sui dati d’ascolto e sulla loro reale rilevanza nella ridiscussione del contratto. Insomma: l’unica cosa chiara è che non c’è molto di chiaro. Il balletto sui dati d’ascolto è stato condotto più o meno come quando si compra la mortadella all’alimentari: tira e molla per metterne un po’ di più o un po’ di meno, salvo poi scoprire che la differenza effettiva è trascurabile. Non sono certo una manciata di punti percentuali a determinare l’interesse di un operatore come SKY verso un canale come Current.

Piuttosto: quanto la presenza di Current nel bouquet dei canali SKY è utile a SKY per acquisire nuovi contratti? Quanto è strategica? In altri termini, quanto è importante per SKY poter dire che all’interno della suo walled garden trova posto un canale con le caratteristiche uniche che può vantare Current? Ci sono clienti potenziali che per questo fattore possono orientare il proprio acquisto verso SKY? Non ha importanza se poi alcuni di questi clienti in effetti non si sintonizzeranno mai sul canale 130. È un po’ come per alcuni elettrodomestici: l’importante non è usarli, ma averli a disposizione e sapere di poterli usare all’occorrenza. Il ruolo di questo fattore e di altri come questo pesa molto più di alcuni punti percentuali nei dati di ascolto. E questo lo sanno sia SKY che Current.

Nel metodo, varrebbe la pena di capire quanto sarà stata utile – alla fine dei giochi – la strategia di Al Gore in questo momento di crisi. Certo, sarà pur vero che “piove, Governo ladro”, ma pensare che Murdoch (si, proprio lui, uno dei nemici giurati di Berlusconi) volesse ingraziarsi il Premier, e volesse oltretutto usare Current come merce di scambio, pare quantomeno improbabile. Ed anche un po’ pretenzioso, a dire il vero. Insomma: che Currentsia in questo momento politico tanto importante da rappresentare una preoccupazione per il Cavaliere è un’ipotesi decisamente ardita. Tutto sommato è più probabile il litigio con il Santoro a stelle e strisce. Ma Gore deve aver pensato che buttarla in politica, in un paese mediterraneo e pronto al dibattito come il nostro, non avrebbe di certo guastato.

C’è da dire che farlo ha però i suoi rischi. Perché ben venga la campagna contro la censura e per la libertà di informazione, ma qui alla fine si sta discutendo dell’importo di un contratto, che oltretutto non è così spropositatamente fuori luogo se paragonato a quello di canali con analoghe dinamiche d’ascolto. Insomma: una cosa sono le lotte per la libertà – lotte cheCurrent ha sempre sostenuto e promosso con coraggio e con forza – un’altra cosa è il fatto che nel sostenere queste lotte non abbia trovato, nel frattempo, un modello di business sostenibile. Modello di business tanto più importante quanto più Current ha intrinsecamente la necessità di porsi di fronte ai suoi ascoltatori come una voce indipendente. E una voce indipendente non può far dipendere la sua esistenza dal contratto con un editore “brutto e cattivo” come Murdoch.

Tuttavia, nello giocare le sue carte Al Gore è stato tutt’altro che sprovveduto. Non ha infatti indetto una conferenza stampa, non ha invitato i giornalisti. Ma i blogger. Ossia quel gruppo di persone che magari non guardano Current perché tutto sommato non ne hanno bisogno, ma che ne condividono la filosofia, la visione, le logiche. Insomma: Al Gore ha giocato la carta del coinvolgimento emotivo. Ed in questo ha avuto successo. Già nel corso della non-conferenza stampa (il “non-” perché non c’era la stampa) i blogger, seppur privati di alcuni dei loro preziosi strumenti – non si potevano scattare foto né effettuare riprese – hanno cominciato a tweettare e postare tutto il loro sdegno ed il loro allarme sotto la bandiera del#salviamocurrent.

E proprio questo, forse, è il lato più interessante di tutta la vicenda. Al Gore ha avuto la capacità di sfruttare il vero capitale della sua rete: il capitale sociale rappresentato da quel gruppo di persone che forse nessun’altro canale satellitare può vantare. Salviamo Current, salviamocurrent, #salviamocurrent. Un mantra che in poco più di un weekend ha prodotto quasi 30mila istanze su Google, e che “piace” a ben 15mila persone che su Facebook hanno aderito alla pagina di supporto prontamente realizzata. Eppure qualcosa non quadra. Perché questo mantra, indipendentemente da chi dimostrerà di aver avuto ragione, è stato un mantra recitato in maniera quasi acritica, plebiscitaria, corale. L’ennesima prova di buonismo di quell’universo ingenuo e di buoni propositi che è la blogosfera.

Una blogosfera che alla faccia del fact-checking ha immediatamente giudicato e condannato SKY, elevando Current ad ennesima vittima dei “cattivi” che vogliono far tacere la Verità (quella con la V maiuscola). Insomma: poco importa che SKY abbia ragione o torto. Poco importa cheCurrent abbia ragione o torto. Poco importa dei fatti. Quello che importa è che Al Gore – l’uomo che di se stesso dice di aver “inventato” internet e del quale qualcuno dice che è riuscito a perdere un’elezione presidenziale già vinta – ha chiamato a raccolta il suo popolo. Ed il suo popolo ha risposto. Senza se e senza ma. Senza chiedersi perché. Senza chiedersi se il vero problema consista in un deliberato attacco alla libertà d’espressione o piuttosto, molto più prosaicamente, il taglio di un contratto.

Non importa che sia l’uno o l’altro. Nessuno (o quasi) se lo è chiesto. E nessuno uscirà bene da questa chiamata alle armi. Non ne esce bene SKY, che ha forse sottovalutato il ruolo di Currentnell’immaginario collettivo di chi appartiene ad una determinata cultura. Non ne esce bene il mondo dei blogger, che non ha mostrato una grande capacità critica e di analisi (il “pensiero unico della blogosfera” incombe). Ma soprattutto non ne esce bene Al Gore, che invece di adoperarsi per risolvere il problema reale – che comunque è un problema relativo al modello di business della sua creatura – ha spinto le persone che credono in lui ed in ciò che rappresenta ad una protesta che sposta pericolosamente gli equilibri del gioco da una partita di principio ad una partita di portafoglio.

Speriamo che, almeno, alla fine di questa vicenda ne escano bene quelli che in Currentlavorano e credono: tutte persone di grande esperienza e valore morale. Quanto a quel fantastico universo ingenuo dei blogger, sarebbe bello se dimostrasse una concretezza della quale lo stesso Al Gore non è stato capace: quanto costa mantenere in vita Current? Anzi, quanto costa rilanciare una Current rinnovata, che non abbia bisogno di un editore “brutto e cattivo” per sopravvivere? Sicuramente costa di più di un Mi Piace su Facebook, ma meno di quanto si pensi. Io la mia parte – conoscendo chi lavora in Current – son disposto a versarla domani: e voi?