Nel numero della scorsa settimana de L’Espresso è iniziata la mia collaborazione con la rubrica Non Solo Cyber. Naturalmente, un grazie va ad Alessandro per avermi chiesto di affiancare altri amici che già vi scrivono. Come di consueto, riporto di seguito il pezzo pubblicato, per le vostre considerazioni.
Quando si parla di digital divide il pensiero corre subito al tema delle infrastrutture che mancano, della banda larga che non c’è e che quando c’è è sempre troppo stretta, della nostra congenita incapacità di usare il computer ed internet. Ci si consola pensando che con le nuove generazioni il problema sarà superato. Magari la banda sarà sempre poca, ma i ragazzi oggi considerano normale conoscersi su internet, usano Facebook come se fosse il muretto sotto casa, hanno il dito perennemente in azione sui tasti del cellulare. Problema risolto. Questione archiviata.
C’è però un rischio che si nasconde dietro la convinzione che i giovani – i cosiddetti nativi digitali – siano “naturalmente” affini alle nuove tecnologie. Il rischio di non rendersi conto di come essi siano spesso vittime di un’altra – più sottile – forma di digital divide. Un digital divide culturale, che crea un divario tra chi usa gli strumenti e chi sa anche cosa sta facendo, tra chi usa Facebook e chi sa che Facebook è un social network. Per capirci meglio: una differenza simile a quella che c’è tra chi sa usare la macchina da scrivere e chi sa scrivere un buon testo.
Sostenere che i ragazzi che hanno affrontato l’esame di maturità conoscano i social network meglio dei loro insegnanti – indipendentemente dalla veridicità dell’affermazione – nasconde una inconsapevole delega di responsabilità nei confronti del problema del digital divide culturale. Tutto sta a capire se vogliamo una generazione di scrittori o di scrivani digitali.
Ancora non ho trovato una persona che utilizzi social network quali facebook in maniera cosciente e razionale. Tranne Lei ovviamente prof 😛
L’argomento è interessante: infatti io sto scrivendo pur non sapendo scrivere 😀
Ma se le due diverse culture fossero complementari invece di contrapporsi? I Social Network, come i blog o tutti i vari siti dei media tradizionali che permettono a chiunque di inserire commenti ai propri articoli, si rivolgono a tutti. Ovviamente è impensabile di vivere in una società “piatta”, dove il livello culturale o la conoscenza in specifiche aree sia uguale per tutti. I vari Facebook, Twitter ecc (ma lo stesso discorso vale per i blog) sono solo dei “mezzi” il cui fine invece è il messaggio che può essere un semplice ciao fra amici, una discussione fra più persone o il messaggio pubblicitario di un’azienda. In questo caso il paragone fra scrittore o scrivano digitale mi sembra un pò azzardato.
Ti faccio io una domanda: è necessario saper guidare come un pilota di F1 per portare una macchina?
Te l’avevo detto che non so scrivere, ma grazie di avermi ospitato lo stesso 😀