Come sa chi legge da un po’ di tempo questo blog, non ho in gran simpatia i sistemi e le scorciatoie per scalare le classifiche conquistando link piΓΉ o meno (imm)meritatamente. Tuttavia ho sempre considerato i meme come qualcosa di intrinsecamente positivo. Positivo e sociologicamente interessante, peraltro. Infatti la logica alla base del meme Γ¨ notevole: si tratta di un ottimo sistema per “generare” contenuti su temi anche complessi, consentendo confronti e verifiche incrociate e – nella migliore delle ipotesi – concludendosi con un’analisi condivisa. Quasi una Delphi un po’ semplificata, per certi versi.
Poi ho letto questo post di Giovy che – essendo uno che stimo – mi ha fatto riflettere. I meme sono degli strumenti utili per generare sapere su di un tema oppure delle scorciatoie per scalare le classifiche di Technorati e compagnia cantante? Giovy protende per la seconda ipotesi. Immediatamente, un’altra persona che leggo e che stimo – Gaspar Torriero – in maniera netta e bruciante (ma simpatica come al solito) gli da torto.
Per cercare di sciogliere il nodo sui meme ho quindi fatto una piccola prova (Vob Qjddpmb Qspwb). Ho scritto un messaggio dai contenuti decisamente insignificanti lanciandolo come un vero e proprio meme.
Il testo del messaggio era il seguente:
“Se Giovy avesse ragione, questo meme dovrebbe generare moltissimi link come se avesse senso. o no Gaspar? …chissΓ che ne pensano:”
e giΓΉ una lista di link in vero stile meme…
Piccolo particolare: il testo del messaggio era “criptato” con un semplicissimo algoritmo ottenuto traslando ogni lettera di una posizione, cosΓ¬ che “ciao” apparisse “djbp“.
Cosa Γ¨ successo? Alcune cose molto divertenti…
- Primo risultato: questo post Γ¨ stato il piΓΉ commentato del mio Blog (cosa che non so se deve farmi contento…)
- Secondo risultato: alcuni amici blogger hanno ripreso il meme, con il risultato di riempire gli aggregatori ed i feed reader di messaggi un po’ “strani“.
Ma cos’Γ¨ che ha scatenato il putiferio di commenti sul mio e di post sugli altri blog? Non certo il contenuto del messaggio, quanto la sua forma. Se avessi scritto il messaggio in chiaro, nessuno avrebbe risposto al meme. Riprova ne sia il fatto che praticamente nessuno ha risposto al meme riprendendo l’argomento del meme stesso, ma pressochΓ¨ tutti hanno commentato la boutade della scrittura trasposta.
Qual’Γ¨ la lezione? Semplice (e scontata): il meme, per funzionare, deve avere un elemento di interesse. Questo elemento puΓ² essere la forma, come nel mio caso, o il contenuto, come nella maggior parte dei casi. Se ripubblicassi oggi un meme “crittografico” non riceverei nemmeno una risposta, avendo rapidamente (e fortunatamente) esaurito l’effetto novitΓ . D’altro canto, il meme puΓ² generare Post se l’opinione in risposta Γ¨ forte e netta e di conseguenza il blogger che risponde la vuole ospitare sulle sue pagine; oppure semplici commenti al post originale, quando la questione non Γ¨ di particolare interesse…
La mia conclusione, quindi, Γ¨ che anche se Giovy avesse ragione, i meme sarebbero comunque una cosa utile. Mi spiego meglio: dal momento in cui il meme Γ¨ seguito perchΓ¨ solleva un interesse condiviso con chi vi risponde, poco importa se chi lo promuove ne ottiene un vantaggio. Anzi: Γ¨ giusto e corretto che chi lo promuove ne ottenga un vantaggio, soprattutto se poi costui si carica dell’onere di trarre delle conclusioni che facciano tesoro dei diversi interventi dei partecipanti al meme.
Tra i commenti al mio post, cito quello di Davide, che dice:
“Ma il meme non Γ¨ un tormentone? Quindi che io sappia non Γ¨ chi lo lancia che deve stabilire se una cosa Γ¨ un meme o meno ma Γ¨ ciΓ² che gravita attorno ad esso che se “impazzirΓ ” per qualcosa lo farΓ diventare un meme, ovvero un tormentone.
E’ come nelle canzoni alla radio: quella che viene lanciata Γ¨ la canzone, poi se piace al pubblico verrΓ mandata in onda tante di quelle volte che diventerΓ un tormentone”
In teoria Γ¨ cosΓ¬, ma nella pratica Γ¨ invalso l’uso di “lanciare un meme” inserendo nel post l’invito diretto ai propri amici e contatti (ovviamente autoreferenziali), sollecitandone l’intervento. Quindi, Davide, dividerei i meme in due grandi categorie:
- quelli naturali, che cioΓ¨ si diffondono per l’interesse che sollecitano, indipendentemente dalla presenza al loro interno di “chiamate alle armi”;
- quelli indotti, che sono innescati in genere da un listone di indirizzi in coda al post. Non credo che questo secondo tipo di approccio sia negativo in assoluto. Mi sembra invece un simpatico ed efficace modo di chiamare a raccolta i propri contatti, per sapere cosa ne pensano su di un argomento.
Per concludere, saluto i coraggiosi che hanno scritto in uno strano linguaggio dei post nei loro blog, come Catepol – sempre simpatica, Camu – che Γ¨ un po’ critico ma ho il sospetto che non abbia seguito “all’indietro” il discorso, perdendone cosΓ¬ parte del senso (ma se sbaglio corregimi!), Luigi, Tambu, Estroversa (che mi fa arrossire), Andrea, Vittorio (che ritiene che il mio meme sia “potenzialmente devastante” …Γ¨ positivo, vero? π ), Davide, JokerRulez, Gabriele, e quelli che ancora non ho notato…
Certo, perΓ², anche soltanto per principio, varrebbe davvero la pena di lanciare un “metameme” sull’utilitΓ dei meme…
Luca, Matteo, Samuele, Vittorio, Maurizio, Andrea, Gaspar, Davide, Mau, Mavero, Napolux, Marco, Plamasco, Tony, Antonio, Davidonzo, Catepol, Placida, Estroversa, Luigi, Luciano, Giovy, Fullo, Federico, Lele, Stefano, Cristian, Tambu, Antonio, Maurizio, Svaroschi, Giorgio, Francesco, Vito, Senzastile, Axell, Luca, Valentino, Nicola, Antonio, Camu
che ne dite?
technorati tags: meme, Giovy, Gaspar Torriero, metameme
Beh, in realtà (e del tutto non volendolo) ho scatenato con il mio post più di un meme, e se la blogosfera si sta interrogando sui meme (aprendone altri) è segno che qualcosa di buono ci sarà.
Ed infatti, nel “famoso” post, io facevo la differenza (che pare tu non abbia colto, prendendo solo l’accezione negativa che avevo dato ai meme) fra meme “buoni” (che si propagano perchè validi) e meme “cattivi” (che si propagano e vengono creati per fare link).
Pazienza… come si suol dire: “Nel bene e nel male, l’importante è che se ne parli”.
Sull’utilità dei meme mi sono già espresso, ergo non ha molto senso che io mi ripeta, no? π
@Giovy
Caro Giovy, devo forse scusarmi ma – vista l’ora – forse sono stato poco chiaro.
Quello che volevo dire nel post (che rileggendo ora non è che mi piaccia granchè quanto a chiarezza) è che un meme che si diffonde è intrinsecamente buono in quanto di siffonde solo se desta interesse. Se non desta interesse, allora muore senza lasciare traccia. che ne pensi?
Ti risponde che NON necessariamente è vero, perchè accade a volte (anzi, piu spesso di quanto si pensi) che se a lanciare un meme è un blogger con un certo peso, più di uno si sentirà “spinto” a diffondere il meme anche se questo è una cagata…
Stai pur certo che se un meme “stupido” fosse lanciato da un Luca Conti o un Massimo Mantellini, risponderebbero in duecento… π
@Giovy
Ora ho capito (finalmente, …sono un po’ lento) cosa intendi. :)Toccherà chiedere a Massimo di fare la prova. Ma su questo punto ho il timore che tu abbia ragione…
diciamo che concordo con entrambi (stefano e giovy) effettivamente il meme va avanti se è interessante (anche in maniera inconsapevole da chi lo lancia parlandone per primo)…ma se sono i “grandi” a lanciarlo (forse perchè più letti?) hanno subito più risposte…
ci penso al metameme e vi aggiorno π
ironico … un bel modo di prendere in giro “la dilagante moda del meme”
@Vittorio
π
Il meme vive di vita propria come spiegava Richard Dawking nel suo famoso testo the sefish gene. Un libro che vale la pena leggere sull’argomento è quello di Susan Blackmore dal titolo The meme machine. Il meme più efficace non è quello che contiene un contenuto ma un’istruzione, come il tuo.Perchè “the instructions are self normalising”.
Sono andato a riprendere l’esatta frase che ricordavo vagamente “memes are instructions for carryng out behaviours stored in the brains and passed on by imitation.”
@Maurizio
Grazie maurizio! i suoi commenti sono sempre ricchi e preziosi! π
se ti dico che ho scritto qualcosa in merito…avevate qualche dubbio??
http://succedeacatepol.splinder.com/post/11172081/Metameme
@catepol
su di te si può sempre contare! π
però ho lanciato anche un meme e risposto ad un altro meme nello stesso post..io sono troppo avanti π
Stefano il tormentone del momento ihihih
Il meme non deve essere interessante,il meme deve avere fortuna,ho letto meme alquanto interessanti ma senza aver successo..
Si deve cogliere il momento giusto
Almeno questa è una mia opinione π
1)Vero, il meme deve innanzitutto interessare come argomento; e non solo interessare chi risponde, ma anche chi leggerà il post al meme dedicato (almeno secondo me, ché trovo fondamentale l’interrelazione immediata dei lettori, le cui risposte diventano spesso parte integrante del post)
2)Per rispondere in maniera intelligente ad un meme, anche il più “leggero”, ci vuole tempo: e quello non è sempre presente.
3)A me non importa affatto chi lancia il meme (grande, piccolo…sono terminologie che non amo applicare nei blog che seguo, che considero tutti uguali come “importanza”). Mi interessa solo che mi interessi il meme (e ritorniamo al punto 1)
Chiedo scusa della risposta frettolosa, ma il galòp m’impedisce di fare di più. ;-**
Un signore di nome Charles Darwin aveva capito tutto…
Hai ragione Kindlerya, lo dice proprio Richard Dawkins il padre della memetica che nel suo libro the selfish gene, dice che un meme è come un gene, sopravvive il più forte. Il meme è democratico non guarda all’intelligenza come dice PlacidaSignora si propaga se interessa. E’ un argomento che mi ha sempre affascinato.
concordo con placida…se interessa…se si ha il tempo (mi sa che lo avevo scritto anche da giovy o altrove)
Dico anchio la mia. Premetto il fatto che ho una mia concezione di blog. Lo vedo come il mio angolo in cui posso scrivere quello che penso su vari temi, infatti si va dalle chicche tecnologiche a quelle fancazziste. E per lo stesso motivo, leggo blog altrui, lo vedo come un nuovo modo di “acculturarmi”.
Quello che non mi sognerei mai, è di scrivere un post con l’intento di farlo diventare un meme. E tantomeno di riprendere un post per farne uno strumento di discussione sul mio blog.
Del post non ho apprezzato il fatto che l’abbian ripreso altri blogger, ma l’avermi spinto a capire il cifrario(di Cesare) che c’era sotto. Un modo come dicevo prima, di “acculturarsi”(in realtà l’avevo studiato in un corso sulla Sicurezza π )
Per questo avevo commentato..interessante.
Spero di capisca qualcosa…
Grazie per avermi tirato in causa nella lista, ma non posso che risponderti anche io in codice: ‘gnaaaaa posso fa’ π
Ciao ciao
Nicola
aggiungo alle citazioni di Maurizio su Dwakins che (cit. da http://dictionary.reference.com/browse/meme ) un meme per sua natura puo trascendere gli individui ed e’ in un certo senso un’idea che “utilizza” il supporto umano per propagarsi ed e’ governato da regole di trasformazione ed adattamento simili a quelle dei geni.
Tanto che si puo accettare che nell’uomo l’evoluzione culturale per selezione di idee abbia sostituito l’evoluzione per selezione di caratteri ereditari
L ‘analisi del fenomeno meme è molto interessante e complessivamente la condivido… piccolo appunto riguardo allo scalare le classifiche (prendilo come una deformazione professionale): chi scrive per non essere letto dal numero maggiore di persone? Quasi nessuno direi… Come aumentare i lettori (senza risorse economiche)? Incrementando il proprio rankin…ergo, come la vedo io è abbastanza chiaro π
Sono convinto che anche un uso “disinvolto” o interessato del meme non rechi alcun danno, ne all’ argomento lanciato ne tantomeno alla pertinenza/attendibilità delle classifiche (e ralative ricerche/serp)…
Che i meme sono uno strumento utile è indubbiamente vero come è altrettanto vero che possono essere usati per scalare volontariamente o involontariamente le classifiche.
Ma ogni cosa per buona che sia se usata in modo perfido può avere infiniti secondi fini di basso, bassissimo profilo.
Poi dipende anche dal punto di vista dal quale la guardiamo: ognuno di noi ha infinite esperienze diverse alle spalle, una formazione diversa e quindi si atteggia ed interpreta in modo diverso ciò che gli scorre attorno.
E’ come la favoletta del parroco che prende un foglio di carta bianchissimo e con la bic fa un puntino nero piccolissimo al centro e chiama a se un chirichetto e gli chiede cosa vede: il chirichetto risponde di vedere un puntino nero. Il parroco gli fa notare che c’è un foglio quasi completamente bianco, quello non l’ha notato perchè?
Professore le ho scritto una e-mail, non sapendo se capitasse sotto i suoi occhi ho deciso di scrivere un commento sul suo blog. Le chiedo cortesemente di rispondere alla e-mail. Grazie
@Luigi
mettiamola così: deve avere “ANCHE” fortuna… Ok come compromesso? π
@Placidasignora
1) concordo
2) concordo
3) si, ma è inevitabile che un blogger noto abbia più visibilità (e poi non sottovaluterei comunque il ruolo del “prestigio” del “lanciatore”…
bye bye!
@kindlerya
che dire: meglio tu in una riga che io in un post intero? π
@Maurizio
probabilmente, però, interessa se intelligente! (e ci sono diversi modi di essere intelligente!)
@Vito
perchè non dovrebbe capirsi? π
@Luca
concordo. ma poi guardo i nostri processi di evoluzione culturale (ad esempio attraverso i mass media) e rabbrividisco…
@Sid
ahia… sono d’accordo. sarà grave?
@Davide
troppo filosofico per una risposta di domenica mattina! π
Scherzi a parte, posso rivendermi la storia del parroco? π
La storia del parroco è ovviamente coperta da CC se la rivendi basta che mi linki se no il ranking su technorati non sale.
Intesi?
@ Stefano Epifani: lusingata… π