cavi.jpgSono stato invitato a partecipare ad un convegno internazionale sull’e-Government che si terrà questo mese in Finlandia. Mi hanno chiesto di parlare di come la tecnologia entri nei processi di e-Gov, ma ho intenzione di sollevare un tema che ritengo più importante: riguarda la “gestione” di Internet in quanto diritto universale.

Riporto qui di seguito una prima, primissima bozza del mio intervento, che naturalmente – contando sull’intelligenza collettiva che caratterizza questo mondo – mi piacerebbe migliorare con i vostri suggerimenti, così da poter portare, oltre alle mie idee, anche quelle della rete nella quale siamo inseriti… Diciamo che si tratta di un tentativo di “relazione collettiva” …chissà che non abbia un seguito!

Rilevanza di una governance della Società dell’Informazione
Lo sviluppo dell’Information & Communication Technology (ICT) e la sempre maggiore diffusione delle reti, base della moderna società dell’informazione, stanno producendo forti impatti sui diversi ambiti di espressione dei diritti individuali e collettivi. L’organizzazione sociale, economica e politica sono toccate in maniera crescente dallo sviluppo delle tecnologie di informazione e comunicazione, influenzandone l’evoluzione ed essendo da esse a loro volta influenzate, generando effetti in due direzioni parallele e complementari:

  • Le ICT producono effetti e cambiamenti nella società
    Le tecnologie inducono radicali cambiamenti nei diversi aspetti della società con i quali entrano in contatto. Mutando i contesti di riferimento, mutano gli scenari di quadro inducendo nuove riflessioni rispetto a temi fondanti della società. Elementi come – ad esempio – la tutela della proprietà intellettuale, il diritto d’autore, la privacy sono strettamente correlati all’utilizzo delle soluzioni tecnologiche adottate dalle organizzazioni pubbliche e private che – naturalmente – generano significativi impatti sui cittadini.
  • Le ICT diventano strumenti di interazione con la società
    La pervasività delle tecnologie è tale che esse ormai rappresentano – soprattutto nella loro accezione di rete – strumenti privilegiati di interazione con la società civile. In altri termini, attraverso le tecnologie gli individui ed i gruppi sociali si relazionano con il mondo esterno, entrando in contatto con un ecosistema informativo e relazionale sempre più strutturato e complementare a quello tradizionale: tale contatto è fondante per la costruzione di nuovi universi di valori e di visione del mondo.

È evidente come tali tendenze, soprattutto in considerazione della dimensione globale delle stesse, generino nuove, grandi problematiche. Problematiche che possono essere ricondotte a due concetti chiave: tutela e garanzia.

  • La tutela si riferisce alla sempre più pressante necessità di attuare processi di monitoraggio ed indirizzo rispetto agli sviluppi della tecnologia quando questa genera impatti significativi sulla società. I sistemi nazionali, infatti, sono sempre più spesso tributari degli sviluppi internazionali determinati dalle aziende High Tech.
    Non sono gli Stati o gli organismi internazionali a definire quali debbano essere le basi normative sulle quali strutturare – ad esempio – i sistemi di tutela della privacy, di gestione della proprietà intellettuale, di accessibilità o di garanzia del consumatore ma, paradossalmente, sono spesso le grandi Corporation ed i “potentati” delle telecomunicazioni a definire cosa si possa o non si possa fare. Tali fondamentali determinazioni nascono però non in funzione di basi normative, ma “semplicemente” di caratteristiche software o hardware, caratteristiche e funzionalità spesso determinate da organismi di standardizzazione internazionali si, ma non sempre pubblici. In altri termini, estremizzando con un esempio, è come se la definizione dei limiti di velocità sulle strade fosse determinata non dalle legislazioni nazionali ma dalle caratteristiche delle vetture prodotte dall’industria dell’auto.
    In questo ambito rientrano principalmente le tematiche connesse ad elementi come la tutela della Privacy ed il Diritto d’autore o – in generale – la tutela della proprietà intellettuale (si pensi al Digital Right Management ed alla sua esegesi, per comprendere quanto marginale sia il ruolo delle istituzioni nazionali e quanto – invece – sia decisivo il ruolo delle grandi corporation internazionali: il riferimento alla normativa Ipred2 di prossimo probabile varo in sede UE è eloquente in tal senso).
  • La garanzia si riferisce alla necessità di definire parametri internazionalmente condivisi di accesso alla rete ed alle informazioni in essa contenute, da essa veicolate e con essa generate da parte degli utenti che ne usufruiscono.
    Per quanto riguarda l’accesso alla rete, è di fondamentale importanza definire una politica complessiva di gestione del tema della Net Neutrality (ossia l’indipendenza della struttura di rete rispetto alla tipologia di dati da essa trasferiti). Il tema tocca infatti la stessa natura profonda della rete e delle sue infrastrutture di gestione, determinando significativamente gli sviluppi dei processi di convergenza orientati al triple play (interazione congiunta di dati, video, voce) e – più in generale – alla libertà d’accesso al network.
    Per quanto riguarda l’accesso alle informazioni ed i modelli di generazione delle stesse, sempre più spesso la cronaca riporta atti censori nei confronti di servizi o di attività degli utenti della rete orientati ad influenzare in maniera determinante la possibilità di acquisire o divulgare informazioni on-line. In tal caso ad essere intaccata non è soltanto la libertà di informazione, ma anche la libertà d’espressione dei cittadini, in nome di principi normativi spesso dubbi o opinabili. In ogni caso, una politica complessiva di gestione di tali problemi deve poter essere determinata in ambito internazionale.

La governance dei processi citati ha una dimensione evidentemente internazionale. Dimensione immediatamente compresa dalle grandi corporation, anch’esse di respiro internazionale, che sembrano avere spesso una comprensione del fenomeno e del suo respiro globale molto più profonda di quella dei singoli Stati. Stati – questi si nazionali – che nella migliore delle ipotesi non hanno gli strumenti (culturali, tecnologici e spesso giuridici) per gestire “alla pari” l’interlocuzione con realtà globali, nella peggiore si limitano ad imporre le proprie determinazioni, anche se in contrasto con quello che lo stesso ONU ha tentato di dichiarare in passato come “Diritto Universale”.

Sistemi transnazionali ed Internet Bill of Rights
Nell’ultimo quindicennio sono stati diversi (anche se blandi) i tentativi di organismi internazionali di definire strumenti di gestione organica dei problemi sopra esposti. In particolare, si ricorda la “Raccomandazione sull’Accesso Universale al Cyberspazio” e la dichiarazione dei principi “Building the Information Society: a global challenge in the new Millennium” dell’ONU, redatte nel 2003. In entrambi i casi, ci si è fermati di fronte alla sostanziale rinuncia degli organismi internazionali a farsi carico delle problematiche riguardanti la rete e la sua gestione. Si ricorda in proposito, a titolo d’esempio, la conclusione del Summit dedicato alla società dell’informazione tenutosi a Tunisi nel 2005, nella quale l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan affermò testualmente che ”le Nazioni Unite non intendono farsi carico di internet o diventare il loro poliziotto”; il che sostanzialmente ha significato lasciare ai soli Stati Uniti la governance di Internet (attuata attraverso l’Icann) sino al 2010.
Tuttavia, è chiaro come le soluzioni ai problemi sopra esposti non possono che venire da determinazioni prese da parte di organismi internazionali aventi funzioni di indirizzo, con un modus operandi già ampliamente diffuso in altri ambiti come l’energia, l’ambiente o gli stessi diritti umani. Le tematiche connesse all’accesso ed all’informazione toccano sempre più da vicino la società civile, e non possono che essere prese in altissima considerazione da quegli organismi internazionali che della tutela della società civile si occupano.
I World Summit sulla Società dell’Informazione hanno avviato un processo che ha permesso di discutere questi nuovi scenari. Tuttavia gli accordi di alto livello raggiunti a Ginevra e Tunisi hanno bisogno di convertirsi in principi e strumenti in grado di influenzare lo sviluppo di una Società dell’Informazione centrata sul rispetto e la promozione dei diritti individuali e collettivi. La proposta di un “Internet Bill of Rights”, che l’Italia caldeggia insieme a molti altri attori, tra i quali governi, società civile, imprese, cittadini, rappresenta il tentativo di fissare i principi basici di riferimento attraverso i quali orientare lo sviluppo dell’internet e della società dell’informazione.

A partire dal Internet Governance Forum di Atene (2006) è stata costituita una “dynamic cohalition” della quale l’Italia è parte attiva, il cui compito è proprio quello di dare impulso all’elaborazione di una Carta di riferimento per lo sviluppo del più grande spazio pubblico – e del più poderoso strumento di distribuzione di potere – con cui ci si confronta oggi che è la rete di internet ed i contenuti che attraverso essa si creano e circolano.
Tuttavia, di pari passo alla elaborazione dei contenuti dell’Internet Bill of Rights ed alla definizione dei suoi ambiti d’azione, è necessario procedere alla definizione degli strumenti di carattere transnazionale in grado non solo di facilitare la formulazione ed adozione della Carta, ma anche – e soprattutto – di garantire che i suoi principi vengano considerati quale punto di riferimento per gli individui, i gruppi, le imprese, gli Stati, in modo che le discordanze e violazioni di quei principi – da qualsiasi parte essi provengano – possano essere rese manifeste e riscontrabili con i principi universali dei diritti dell’uomo.

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