Sempre più spesso parliamo di blogosfera, intendendo con ciò l’insieme dei Blog.
Eppure basta avere, per un momento, l’esigenza (o la voglia, o l’opportunità, o quel che sia) di “guardare oltre” per rendersi conto che faremmo bene ad utilizzare il plurale. Non esiste “la blogosfera”, nè esitono “porzioni di blogosfera”. Esistono tante, tantissime “blogosfere parallele“.
Ed è interessante notare come tali blogosfere, malgrado possano intersecarsi, siano pressochè impenetrabili l’una all’altra. Entrarvi, anche soltanto per sbirciarci dentro, non è facile. Hanno i loro lessici, le loro dinamiche, le loro blogstar che magari non sono le nostre. Vivono le proprie dinamiche in maniera spesso assolutamente diversa da quella che siamo abituati a vedere, a navigare, a vivere.
La più nota, inutile dirlo, è quella degli utenti MySpace. Dinamiche conversazionali (si dice? ma si!) assolutamente particolari, un approccio all’usabilità che farebbe impallidire un cercopiteco, processi relazionali assolutamente incomprensibili per chi non li agisce. E, particolare non indifferente, tutto ciò sta influenzando in maniera non indifferente gli adolescenti di mezzo mondo. Che saranno gli utenti e gli sviluppatori di domani, ma questo è un altro discorso (che ci tocca studiare, ragazzi!).
Blogosfere parallele… quando parliamo di blog, non possiamo non tenerne conto. La nostra realtà non è l’unica, nè la più rilevante…
technorati tags: myspace, blog, blogosfera, Tila Tequila
Hai assolutamente ragione, oramai è necessario di parlare di blogosfere e di differenti modi di intendere la rete e le relazioni. La blogosfera “progettuale”, si sta differenziando molto da quella “intimista” e da quella “ludica”. Poi i percorsi si incrociano come è giusto che sia.
Anch’io penso che non ha senso parlare di blogosfera, ma direi invece che siamo di fronte a tanti “cluster” o gruppi di blog che hanno affinità in comune, tra cui i loro blog friends.
La differenza con il mondo reale è che è più facile sorpassare i limiti di spazio e tempo, ma anche di età, sesso e status civile.
Il problema è: come si studiano le blogosfere? Mi spiego: oggi chi tra noi si interessa di queste cose di fatto adotta un approccio etnografico, partecipando attivamente, sperimentando e cercando di trovare dei significati. Il prof Welch (quello del video web 2.0) sta facendo questa attività in modo strutturato con YouTube. E’ facile partecipare a questa blogosfera, ma chi ha la voglia di andare a farsi un giro in MySpace, che è una sfera completamente diversa e che contraddice molte delle cose che noi diano per assodate? Mah!
Ciao. Nicola
A conti fatti il Myspace è inutile…i più non si riescono nemmeno a caricare e non c’è un dialogo reale tra le persone, come seppur in piccolissima parte ci può essere attraverso un blog. Ma oggi i ragazzi sfruttano il tempo che corre al meglio e quindi l’uso del linguaggio da sms, l’elenco delle cose che “amano” e “odiano”, descrizioni e commenti sommari, e poi tutti amici tanto cosa importa se ne hai 33.999 e parli si e no con 3 di questi? Gli altri vogliono il tuo numero di telefono perchè ti sei messa tutta in posa sull’avatar…alcuni myspace sono talmente zeppi di immagini, javascript et similia che mi va in bomba il browser. Se vuoi contattare gli artisti, che sei un ufficio stampa o simili, non risponde nessuno (ne italiani, nè esteri). E allora A COSA SERVE?
Praticamente a niente.
@Maurizio
e penso che la blogosfera “progettuale”, come la definisci, dovrebbe interessarsi “progettualmente” delle altre! 🙂
@Gianluca
più facile, certo, ma non facilissimo…
@Nicola
come insegnano i buoni sociologi: frequentandole. e questo vale, ahimè, anche per MySpace! …oltretutto, myspace influenza i modelli di sviluppo di domani. e per questo dobbiamo studiarla!
@Lizzy
probabilmente hai ragione, dal nostro punto di vista. Ma dal punto di vista di tutti quelli che la popolano? 🙂
Molto interessante la definizione di “blogosfere parallele”, ma essendo il web un network complesso io le definirei blogosfere a “legame debole”, cioè legate tra loro da pochi o pochissimi membri di una che sono anche membri dell’altra o piuttosto “semplici conoscenti” dell’altra.
La cosa che sarebbe interessante analizzare, perchè è tra l’altro una delle branche più interessanti a mio avviso della “scienza delle reti”, è se questi legami deboli, a nostra completa insaputa, sono quelli che poi caratterizzano la BLOGOSFERA come network complesso e ne determinano la sua struttura organizzativa.
E’, infatti, attraverso questi legami deboli che arrivano le informazioni tra blogosfere “apparentemente parallele” e distanti.
Quello che è quasi certo è che le blogosfere sono tante (tanti “gruppi sociali”) e tutte insieme formano un network il cui comportamento potrebbe essere simile a quello di altri network complessi di tipo biologico (es. il cervello umano), di tipo chimico, fisico ecc.
Faccio questa riflessione perchè sto leggendo (e vi consiglio di leggerlo vivamente)un bel libro di Mark Buchanan – intitolato Nexus – che parla proprio di questa “misteriosa” somiglianza fra i network complessi : da quelli informatici a quelli elettrici a quelli sociali e biologici.
Le blogosfere potrebbero essere studiate proprio con questo sistema derivante dalla “teoria della complessità”.
Ciao!
Mario
mi candido alla lettura del libro, sembra molto interessante, grazie
Buona riflessione. Bravo Stefano.
@Tony: grazie! 🙂
Ma perchè quando leggo i tuoi post mi viene il capogiro? 😉
@kindlerya
che non si fa per far girare la testa alle donne!
Hai assolutamente ragioni, posso citarti anche un altro esempio di blogosfera parallela in cui mi sento coinvolto, i foodblog.
Si tratta di un mondo che molto spesso poco (scusa il gioco di parola molto / poco) interagisce con altre realtà, fatto di blog molto referenziati ma che poco son conosciuti e poco si fanno conoscere all’intero universo web 20