Le mie impressioni sull’evento PiùBlog che si è concluso oggi le ho già espresse ieri. A quelle ne aggiungo due:
- ho l’impressione che l’evento, più che aver avuto il merito di portare lettori di libri a conoscere i blog, abbia fatto si che molti blogger visitassero la Fiera della Piccola Editoria.
- ho avuto inoltre la sensazione che l’intero evento sia stato condizionato un po’ troppo dalla necessità di adeguarsi ai tempi dettati dalle telecamere che registravano il tutto ed un po’ troppo poco a quelli del pubblico presente (luci, interruzioni per cambio cassetta, paura di impallare la telecamera e compagnia cantando…)
A parte questi appunti, le tre giornate di convegno son state ben strutturate, piacevoli e penso anche interessanti per i visitatori…
Ancora a caldo, però, vorrei fare qualche considerazione sul quarto giorno, l’appena concluso PiùBlogCamp e, più in generale, sulla formula “Barcampesca” ed il suo significato.
Parto dal PiùBlogCamp. Dai primi commenti che popolano la blogosfera appare unanime una certa delusione per un Barcamp un po’ troppo improvvisato, senza spazio, senza internet, senza badge, senza tutte quelle cose che siamo ormai abituati a vedere e che “fanno tanto barcamp“. Ma soprattutto appare evidente che è mancata la conversazione. Quella conversazione che andrebbe favorita e che – invece – è stata addirittura messa in secondo piano da esigenze organizzative. Forse la carenza di spazi e di strutture logistiche o forse un’impostazione troppo “convegnistica” ed ingessata hanno fatto si che le parti più interessanti, ossia le conversazioni, si svolgessero letteralmente in corridoio, o come è successo nel nostro caso, al ristorante. Un vero peccato.
Ma, più in generale, quello che mi sembra di percepire è un lento ma inesorabile cambiamento di paradigma nei BarCamp. Tali incontri hanno avuto un ruolo centrale e determinante nel consolidamento di una parte della blogosfera italiana. In altri termini, al di là dei contenuti veicolati negli interventi, sono serviti per farci conoscere di persona. Ma ormai ci conosciamo, ed è evidente che ci fa più piacere venire ai BarCamp per incontrarci che non per presentare qualcosa o ascoltare le presentazioni degli altri. I contenuti, infatti, li trasferiamo già egregiamente tramite i nostri blog e per mezzo delle conversazioni non strutturate che comunque avvengono nei BarCamp.
A volte ho l’impressione che le presentazioni siano una scusa per incontrarsi salvaguardando i punti moglie (come dire: “cara, non sto mica andando a trovare gli amici, vado ad aggiornarmi, io!“). Ovviamente è una esasperazione del concetto, ma la sostanza è quella… i Barcamp generalisti sono ormai i contesti per raduni tra amici ai quali la virtualità consentita dai blog non basta più. E personalmente questa cosa la ritengo assolutamente positiva. Diverso è forse il discorso per i Barcamp tematici, ma di quelli, dalle nostre parti, ne ho visti ancora pochi.
Qualcuno sostiene che i Barcamp debbano essere delle occasioni di apertura verso l’esterno. Su questo punto sono particolarmente scettico per dei motivi molto precisi che riguardano la struttura stessa della tipolgia di evento. Mi spiego: per definizione, i barcamp sono concepiti come delle “non conferenze” alle quali “tutti devono partecipare“. Ora, è evidente che se devo partecipare devo anche avere qualcosa da dire; ed è altrettanto evidente che se devo ancora essere alfabetizzato non avrò molto da dire. In altri termini, i barcamp – sulla falsa riga dei circoli di qualità degli anni ’80 e delle comunità di pratica come le intende Wenger (non ci inventiamo mai nulla) – sono degli incontri per persone più o meno esperte che si confrontano tra di loro e tramite questo confronto costruttivo sviluppano un sistema di conoscenze condivise. Nei sistemi così strutturati, il Sapere Tacito che si sviluppa e si tende a dare per scontato nel tempo è notevole, rendendo la soglia di ingresso per i nuovi utenti non particolarmente semplice da abbattere. Ciò non vuol certo dire che si crei un sistema settario, ma in qualsiasi comunità così strutturata l’ingresso dei nuovi membri non può essere massivo, ma deve procedere per gradi. Questo implica che in un Barcamp possono senz’altro essere presenti persone non esperte o neofiti totali, ma il loro numero non potrà essere sufficientemente alto da poter utilizzare tale format come strumento di diffusione, evengelizzazione o apertura verso l’esterno.
Tempo fa (proprio in occasione di un Barcamp) dissi che per diffondere la rete saremmo dovuti uscire dalla rete. Questo vale anche nel caso dei Barcamp. Per diffondere la rete non possiamo portare dentro la nostra rete le persone che ne sono al di fuori, ma siamo noi – prima – a dover andare loro incontro, in contesti diversi da quelli specialistici, con modalità precise, con intenti chiari e strategie strutturate.
Oggi tante persone infilavano la testa nell’atrio della nostra sala, ma quasi nessuno entrava. Noi eravamo dentro. Se avessimo voluto evangelizzare, saremmo dovuti uscire.
Mi si scusi per il post un po’ troppo “serioso” scritto alle due di notte, ma devo anche riabilitarmi per non sembrare – dopo la cena di ieri sera – completamente matto! 🙂
technorati tags: piublogcamp, piublog, barcamp, piùblog, piùblogcamp
catepol
non è serioso il post stefano anzi sono le cose che obiettivamente (e parlo da grande assente) poi si vogliono leggere riguardo a questi appuntamenti. Siamo troppo abituati a stare nel nostro circoletto e il fatto che la gente si sia affacciata ma non sia entrata a vedere e sentire che dicono i blogger me lo conferma. Si dobbiamo uscire, far vedere cosa si può fare, far capire che facciamo, spiegare le cose più banali (per noi) tipo come mettere le foto delle vacanze su flickr e condividerle con gli amici…la maggiorparte delle persone continua a mandarle in allegato per mail le foto…perchè nessuno ha mai fatto vedere loro la comodità di un giocattolino come flickr ecc..
lo sai sul discorso di “uscire dalla rete ” mi trovi daccordo su tutta la linea da matera in poi…
evangelizzare spiegando e coinvolgendo anche i non addetti al nostro piccolo mondo blogosferico
🙂
ninna_r
“Apertura verso l’esterno” nel senso di “cerchiamo un posto per pranzare”? 😛
Nicola Mattina
Condivido ogni singola sillaba… anzi anche le virgole 🙂
Ciao ciao
Nicola
antoniocontent
A rischio di fare quello che deve per forza dare ragione all amico suo, devo darti ragione al 100%. Un barcamp non può piegarsi a presunte esigenze organizzative di eventi o soggetti terzi. E forse anche la formula italiana dei barcamp comincia a perdere colpi. É anche per questo che ho cercato, nel mio intervento di riprendere il concetto espresso da fabio.. Portare le idee dei barcamp fuori dai barcamp. A
Maxime
In qualità, peraltro, di destinatario del cazziatone di Leo Sorge (forse dovrei cambiare una volta per tutte il logo del mio blog, così magari qualcuno inizierà a prendermi sul serio) che ha fatto letteralmente traboccare il vaso di questo “camp”, non posso che condividere al 100% tutto ciò che hai scritto. Una sola precisazione per quanto riguarda l’apertura all’esterno (rispondendo anche al commento di Catepol): la porta che immetteva allo “Spazio Blog” era piccola, nascosta e sfigata. Sembrava una porta che immetteva ad un locale per “addetti ai lavori” o al limite sembrava la porta di un bagno. Una location migliore avrebbe sicuramente aiutato, senza costringere noi ad uscire fuori per fare i p.r. 😉
Dario Salvelli
Cito ciò che mi hai detto “ma sei venuto fin da casa tua?” Come dire..chi te l’ha fatto fare.
Per il Camp in se non ne è valsa molto la pena: per le persone che c’erano si, anche se non c’era spazio per socializzare.
Andrea Martines
Purtroppo costretti a conversare nella sala durante le presentazioni. Negli altri camp cercavo di collaborare con domande, qui al contrario eravamo persino d’ostacolo a chi cercava di seguire il filo.
HelenaRed
Insomma ho rispermiato duecento e passa euro… 😀
(mi scusino, sono in un momento di pecunia monetaria)
Però mi spiace sia andata così, certo chi ha partecipato alla cena può dirsi più fortunato.
P.S. Ho chiuso l’account twitter ma continuo a leggerla professò
LeoSorge
Salve a tutti.
Anch’io condivido tutte le osservazioni di Stefano (ehm… blog 3.0 l’ho inventato io) e mi scuso a titolo personale con alcune persone, tra le quali Maxime e (porcomondo) Riccardo Cambiassi.
I barcamp italiani non s’erano mai fatti all’interno d’una manifestazione di quel tipo, ma noi abbiamo voluto farlo lo stesso. Alcuni dei limiti del piu(blog(camp erano dovuti al fatto che lavorare all’interno d’una organizzazione di quelle dimensioni semplicemente rende impossibile non solo molte cose direttamente, ma richiede anche di portare con sé svariati compagni di viaggio che introducono altri vincoli né blogghici né barcampili. In cambio, molte persone non tecnomantiche avranno letto dell’esistenza del movimento barcamp.
Noi ci abbiamo provato lo stesso e vorremmo riprovarci anche con i vostri contributi. Queste conversazioni serviranno senz’altro anche per avvalorare il vostro-nostro gruppo per un eventuale successivo incontro.
A presto a tutti
L.
Riccardo
Dottore è stato un piacere.
Concordo su tutta la linea riguardo ad i Barcamp. Come dicevo, in Italia abbiamo seguito un’evoluzione “da salotto”. E la blogosfera italiana è abbastanza piccola perché le conversazioni possano essere condivise via blog.
L’incontro fisico però ha una sua “magia”, e l’altro vantaggio è quello di inciampare in interventi/persone/idee che non si penserebbe assolutamente di frequentare nel “tran tran” (anche blogosferico) quotidiano.
LeoSorge
Riccardo,
sono davvero costernato. Possono delle pubbliche scuse bastare a ricucire lo strappo tra noi da me causato?
Mi raccomando, rispondi seriamente: se è no, è no.
kOoLiNuS
carissimi,
quel che io *non* condivido sin dal primo incontro a Milano ormai due settembre fa è quella parola, “dovere” …. per come lo intesi io un anno e mezzo fa la partecipazione non era fare una presentazione, un keynote …. ma parlare, discutere, confrontarsi sino a diventare blue in the face su un dato argomento.
Poi non so, magari ho capito male …
gigicogo
…..per diffondere la rete saremmo dovuti uscire dalla rete. Questo vale anche nel caso dei Barcamp. Per diffondere la rete non possiamo portare dentro la nostra rete le persone che ne sono al di fuori, ma siamo noi – prima – a dover andare loro incontro, in contesti diversi da quelli specialistici, con modalità precise, con intenti chiari e strategie strutturate…..
Che dire. Parliamo la stessa lingua.
Il barcamp, forse non contamina più. In certi contesti.
In altri può ancora farlo.
Ho ricevuto molte critiche quando ho portato Aziende e Istituzioni dentro il Barcamp. Ma tu dici la stessa cosa.
O usciamo noi, o entrano loro.
Cantarcela serve poco……non c’è coda lunga, c’è solo narcisismo. O sbaglio?
Resta l’aspetto sociale. E su questo devo dire che molti barcamp hanno funzionato bene e siamo riusciti a fare rete e a conoscere “belle persone” come convenivamo venerdì io e te 🙂
Riccardo
Poffarbacco non avevo visto il commento di scuse di Leo… strappo? Ma quale strappo 🙂
Come ho scritto (in privato) non credo ci sia bisogno di scuse: il barcamp gode della forma “liquida” (forse fluida suona meglio) delle conversazioni… personalmente mi sono divertito parecchio, anche se devo dire che il grosso delle conversazioni per me è avvenuto in giro per la fiera e al ristorante. Ma è giusto che sia così.
grRRiiz
non ch’io sia, come sai, un esperto dell’argomento ma mi trovo d’accordo.
LeoSorge
Grazie a tutti, per motivi diversi.
Ho partecipato in varia forma a parecchi barcamp e vorrei continuare a sentire come sviluppare il concetto. La formula ha una potenza assoluta, secondo me ancora inespressa. Liberandosi di concetti integralisti quali “aziende”, “2.0” e molti altri, l’idea del convegno autoaggregante è straordinaria, una di quelle cose che escono dal contesto di partenza per diventare la nuova regola.
Sentiamoci!!
robie06
Prof, non posso che essere d’accordo con quello che hai scritto.
Riprendo la tua frase finale (no, non quella del matto):
Oggi tante persone infilavano la testa nell’atrio della nostra sala, ma quasi nessuno entrava. Noi eravamo dentro. Se avessimo voluto evangelizzare, saremmo dovuti uscire.
In che modo saremmo dovuti noi uscire?
Siamo sicuri che avendo lo stesso spazio del caffè letterario (dove c’è stato quella specie di concerto) avremmo avuto la possibilità di avere un pubblico maggiore soprattutto interessato di non addetti ai lavori?
Alcune presentazioni sarebbero credo state inadatte al quel pubblico, come alcune sono state anche a questo di pubblico, mentre le “markette social *inutili*” si sarebbero moltiplicate a svantaggio di tutti.
Io credo che le cose o si fanno BENE, oppure è meglio non farle e trovare forme diverse di incontro e di diffusione, poco prima di andare via mi sembra di aver capito che l’anno prossimo si potrebbe tornare agli spazi al piano interrato, così dopo lo sgabuzzino si va a finire nel sottoscala.
Preferirei a questo punto spazi meno pretenziosi del palazzo dei congressi ma che siano totalmente dedicati ai blog e alla rete in generale, però purtroppo mi viene in mente solo lo SMAU e direi che è molto pretenzioso.
Stefano Epifani
@ninna_r
eccerto!!! 🙂
Stefano Epifani
@Maxime
concordo sulla disgraziata situazione logistica, che rendeva difficile l’ingresso ai “non addetti”, comunque davvero ritengo che fare un po’ di PR non guasti, se si vuole diffondere la cultura digitale!
Stefano Epifani
@Helenared
onorato di averla tra i miei lettori! 🙂
Stefano Epifani
@Leo
Caro Leo,
so che condividi perchè ti conosco e ti ho visto all’opera, e non posso non far notare che comunque il tuo impegno è stato decisamente totalizzante. è stata comunque un’esperienza positiva ed un occasione per incontrarci tutti e crescere. Non ne mancheranno altre, che partiranno da quest’esperienza!
Stefano Epifani
@riccardo
concordo appieno! 🙂 (e aspetta.. che tra poco arrivo a Londra! 😉
Stefano Epifani
@Koolinus
sono d’accordo con te, ma penso comunque che un “gradino all’ingresso” ci sia, non trovi?
Stefano Epifani
@Robie06
Caro robie, come ho scritto, penso che per diffondere la cultura digitale la formula “barcampica” non sia la migliore possibile, magari potremmo pensare a dei “mix”… magari potremmo farlo con l’università, da me programmando per tempo gli spazi ci sono.. magari possiamo cominciare a lavorarci.. che ne dici Leo?
Lo Monaco Francesco
Era il secondo barcamp a cui partecipavo e già questa filosofia di incontri l’ho fatta mia e mi piace, io che sono un timidone di 1.90 mt.
Professore Epifani, devo dirti che la simpatia e la goliardia non ti mancano così come credo l’assoluta preparazione sugli argomenti, concordo sul fatto che oltre al nome ed alla location blasonata, il PiuBlogCamp non sia stato all’altezza dell’altro unico barcamp a cui avevo partecipato il TrinacriaCamp, dove c’erano tutte le cose che un barcamp richiede: Connessione Internet a go go, Badge, Spazi per interagire non solo virtualmente, magliette, sponsor e mazzoni di moo accumulate.
Nonostante tutto ringrazio tutti per l’accoglienza.
P.S “Professore” quando gli si accende la lampadina per qualcosa da fare con il mio sito http://www.cupido.it faccia pure sono tutt’orecchi!
Saluti.
Francesco Lo Monaco
Cupido.it Admin
MarinaBellini
Carissimi tutti,
c’è poco da discutere: la sala era sbagliata di default! Per due mesi ho battuto questo tasto, ma non c’è stato verso. Anzi: mi sono beccata della “rompipalle” a gogò!:) Circa la connessione… non immaginate quale straordinaria evoluzione sia stata fatta dallo scorso anno: sette cavi di connessione adsl contro uno nel 2006. Che poi funzionassero a rate è irrilevante, se mettiamo sulla bilancia la volontà di AIE nell’aprire le porte al mondo della blogosfera.
Tuttavia il contesto sarebbe stato giusto se davvero avessimo seguito il programma così com’era stato lanciato: “Quest’anno a +BlogCamp 2007 tireremo le somme di un anno di barcamp, faremo bilancio di quello che è successo. Una chiamata a raccolta dei barcampers per lanciare le idee verso il 2008 e continuare a “fare rete” anche al di fuori degli “addetti ai lavori”.
Invece di affrontare queste tematiche, magari mettendo le sedie in circolo e appollaiandosi sul palco, s’è fatto come si trattasse di un normale BarCamp. Quindi chi ha partecipato o non aveva letto la proposta sul wiki, oppure ha fatto finta di niente per dare ancora una volta fiato alle trombe prima e dopo l’incontro.
Io penso che se ci sarà una prossima edizione si terrà conto di tutte le critiche, unico elemento valido per migliorare ed evolvere ogni cosa, però mi fa specie che le stesse non siano state lanciate su piublog.it
Avrei apprezzato se Stefano avesse postato lì ciò che ha scritto qui. In quel contesto le problematiche qui enunciate avrebbero avuto visibilità presso chi ha interesse a proseguire e migliorare questo percorso. Peccato.
Checché se ne dica, sono convinta che la Fiera della piccola e media editoria sia il posto migliore per allargare le prospettive divulgative di questo mezzo: tramite BarCamp o altra modalità in divenire.
In ogni caso… grazie a tutti di aver partecipato 🙂
Mec2.k
Ciao Stefano,sono Gian Luca Millesimi, noi ci siamo incontrati di striscio alla cena +Blog, tu stavi chiedendo alla mia ragazza se ti passava una penna, e poi te l’ho data io, simpaticamente mi hai subito dichiarto il segretario della mia ragazza..
Volevo chiederti solo una cosa, come hai vissuto il cambiamento al vertice di EPolis, da Grauso a .. come dire .. F.I. ???? Marco Travaglio ci ha fatto venire dei forti dubbi sulla libertà di stampa.. e ha sempre indicato Forza Italia come grande manovratrice dell’informazione… Tu che mi dici???
Stefano Epifani
@Francesco
non mancherò! 🙂
Stefano Epifani
@Marina
Cara Marina,
evidentemente l’intento non era chiarissimo, altrimenti i relatori lo avrebbero afferrato immediatamente. Quanto al fatto che non ho inserito il messaggio su PiùBlog, se la cosa ti ha in qualche modo infastidito me ne scuso, ma francamente considero la blogosfera come un unico grande vaso comuncante, ed ha poca importanza il dove si dicono le cose, purchè si dicano con chiarezza e correttezza reciproca, nel comune intento di migliorare.
Sul tema del Barcamp, continuo a dire che non lo ritengo adatto ad “evangelizzare le masse”…
Un saluto,
stefano
Stefano Epifani
@Mec2.k
certo che mi ricordo di te!
Quanto ad ePolis, se devo dirti la verità nel mio piccolo spazio non ho mai ricevuto nessun tipo di indicazione nè prima nè dopo l’acquisizione. Di fatto a volte ho parlato MOLTO male anche di amici dell’attuale editore, ma non mi ha detto nulla nessuno… per il futuro non posso giudicare, ma allo stato attuale quando vi scrivo mi sento molto tranquillo…
Mec2.k
Bene, speravo, anzi ero certo in una risposta di questo tipo, se devo dirti la verità io in Epolis Roma ho creduto molto come mezzo alternativo al solito Press della Piazza Romana, però dopo il grande lancio dei primi mesi, ho visto una forte felssione .. speriamo bene, Il Messaggero, Il Corriere della sera, Repubblica, mi annoiano…
Folletto Malefico
A posteriori, posso per l’ennesima volta scrivere anche qui che se si vuole avere una base per un BarCamp, abbiamo scritto (e si può ancora e ancora migliorare) un post sul wiki di Bzaar per questo:
http://wiki.bzaar.net/BarCampGuide
Il testo presenta ancora mancanze, ma il minimo, essenziale, c’è scritto. Se non si fa quello, si può anche evitare di usare il nome BarCamp. 🙂