“L’un contro l’altro armato“, dice Alessandro Manzoni riferendosi ai due secoli a cavallo dei quali visse Napoleone Bonaparte.
E l’un contro l’altro armate continuano a sembrarmi le schiere degli apocalittici e degli integrati della comunicazione on-line. O almeno, questa è l’impressione che mi porto dietro da un po’ di tempo, e che si rafforza in me ogni volta che vedo affrontare il tema. Quando parte il discorso, è inevitabile che ci si divida in due
schieramenti: il vecchio (i giornalisti) ed il nuovo (i blogger).
Poco importa che ci si trovi in un consesso di blogger (come l’ultimo barcamp romano) o in territorio di giornalisti. Poco importa che in realtà penso siano pochissimi i blogger che vorrebbero davvero fare i giornalisti. Poco importa che in realtà penso (temo) siano pochissimi i giornalisti che sanno davvero cosa sia la blogosfera (salvo rare eccezioni, naturalmente). Poco importa se tutti in realtà sappiamo che non è così che vanno le cose.
La tendenza a semplificare oltre ogni misura ed affrontare il discorso nel modo più semplice, banale e (necessariamente) sbagliato prevale sempre. Meglio i blogger o i giornalisti? I giornalisti saranno sostituiti dai blogger? I giornali saranno sostituiti da una blogosfera vociante e confusionaria? Tutti – tutti – sappiamo che non è così, eppure ogni volta ricadiamo nello stesso errore. Errore tanto più grave in quanto ci distrae dal vero interrogativo, quello che sul serio è decisivo per il corretto sviluppo del sistema dell’informazione italiano: come evolve la professione del giornalista con lo sviluppo dei media sociali?
E’ a questa importante domanda che dovremmo rispondere. Senza perdere tempo ad interrogarci su chi sopravviverà in una battaglia che non esiste.
Purtroppo il web è ancora un mondo a parte…
La battaglia non esiste, semmai la blogosfera è funzionale alla sopravvivenza del giornalismo.
Un esempio riuscito è il sistema creato da Gazzetta dello sport, che se è l’ unico quotidiano a sopravvivere, lo deve proprio all’ utilizzo dei contenuti creati dalla blogosfera!
@stellavale
sono d’accordo, purtroppo…
@rita
ho qualche dubbio sull’essenzialità della blogosfera per far sopravvivere il giornalismo. Ancora una volta, il problema non è “chi sopravvive”, ma “come ci si trasforma”..
Credo he il rapporto fra giornalisti e blogger sia ancora conflittuale, ma ciò è dovuto essenzialmente secondo me alle differenti modalità di produzione e fruizione dei contenuti. Il giornalista è legato all’approfondimento, il blogger e internet in generale alla velocità e capacità di condensazione/sintesi. bisognerebbe trovare una via di mezzo
Credo che il rapporto fra giornalisti e blogger sia ancora conflittuale, ma ciò è dovuto essenzialmente secondo me alle differenti modalità di produzione e fruizione dei contenuti. Il giornalista è legato all’approfondimento, il blogger e internet in generale alla velocità e capacità di condensazione/sintesi. bisognerebbe trovare una via di mezzo.
Sono quello di prima, ho messo erroneamente il mio blog
Beh, una cosa è certa, il blogger non risponde a nessuno ed è libero di esprimere il proprio pensiero, confrontandosi con il pensiero altrui in maniera immediata(vedi ad esempio i commenti che ora noi postiamo dopo l’articolo).Il giornalista per forza di cose (linea editoriale, finanziamento politico al proprio giornale, etc.) non gode certo della libertà di espressione che può avere un blogger.
Aggiungo inoltre che la categoria dei giornalisti si sente estremamente minacciata dalla figura dei blogger, che hanno trovato un accesso alternativo al “fare informazione”, tra l’altro ottenendo un notevole feedback, andando a scalfire quella che è stata per decenni una “casta” dove se non si aveva un tesserino (che negli altri paesi non conta niente perchè non esiste l’esame di stato per diventare giornalista) ed una consistente raccomandazione perlopiù politica non si entrava nel giro. Game over.
Marco “Il giornalista è legato all’approfondimento, il blogger e internet in generale alla velocità e capacità di condensazione/sintesi.”
Veramente, secondo me, è il contrario: i giornalisti spesso non hanno il tempo di approfondire visto che, appena scritto un articolo, devono iniziare a preparare il successivo. I blogger, non avendo questa pressione, possono approfondire a piacimento.
È normale che i giornalisti abbiano paura della blogosfera: alcuni blogger sono migliori dei giornalisti! E oggi i giornalisti non hanno più il monopolio sulle fonti (quanti di noi, 15-20 anni fa poteva leggersi i lanci dell’ansa, di reuters o di ap? e quanti articoli erano semplici traduzioni di quei lanci?).
La mia idea è che non solo che i giornalisti non conoscono la blogosfera, ma spesso mentre se parla (anche male) di un giornale o di un giornalista si cita la testata in genere o il nominativo del giornalista, dei blog, invece, si parla sempre in maniera impersonale. Tipo su un blog è stato scritto … o forme del genere … senza mai (o quali) citare la fonte prassi, che, invece, dovrebbe come dire costituire un vero e proprio dogma direi deontologico della categoria.
La mia personale impressione è che spesso sia la televisione che i giornali dissertino di internet in maniera alquanto dispregiativa con l’intenzione di discreditare il media.
La mia idea è che ne hanno molta paura.
Anche il cinema, per citare un campo nel quale mi diletto da quasi 5 anni, teme l’avvento del digitale e delle nuove forme di distribuzione che il web abiliterà. Aldilà della pirateria abilitata dal pear to pear che, peraltro, qualche regista indipendente intravede già oggi come un’opportunità di visibilità.
Per dirtela tutta certi atteggiamenti mi ricordano tanto quelli dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia per non vedere in faccia la minaccia che incombe.
Tu sei ottimista e asserisci che non esiste una guerra.
Io dico che è vero … non dovrebbe esistere … ma che di fatto molto spesso invece c’è.
Anche nei confronti della deontologia editoriale che un blog magari si conquista in anni di lavoro serio ma che non è ritenuto tale appunto dalla categoria dei giornalisti.
Poi finisce che un regista mi ha contattato per parlarmi del cinema digitale e per darmi anticipazioni di quello che intende fare nel suo futuro.
Ha deciso di contattare un blogger e non un giornalista perché ha capito che per quel tipo di distribuzione il parere dei cineblogger sarà forse anche più importante di quello della carta stampata.
Presto pubblicherò il testo di quella chat su una rivista di cinema in pdf che si avvale della licenza creative commons, sulla quale i giornalisti non sprecano mai un rigo, e che si distribuisce gratuitamente e semplicemente con il passaparola sul web e con i download. La rivista si chiama Rapporto Confidenziale e a dicembre compirà un anno di vita.
E, come dire, anche questa è nuova comunicazione digitale, o no?
Con stima.
Rob.
Stefano..un grande abbraccio e un buon Natale e Felice 2009 pieno di felicità.
Toleno
Ehi: ma non posti più???
Ne approfitto comunque per un augurio: Che il natale ti porti uno scampolo di lentezza, qualche goccia di barolo e uno spruzzo di poesia. Buona vita.
安静兴奋 last year while you were busy, weren’t you?
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Buon 2009: spero sia per te un anno ricco di momenti sereni e felici